L’11 novembre anche se la nebbia agli irti colli è un ricordo lontano, questo sì annebbiato nel tempo, si festeggia sempre e comunque san Martino, che nel gigantesco pantheon dei Santi, occupa una posizione rilevante. In una ideale sotto-variante al pantheon, va dichiarato da subito, molto di parte, valida per qualsiasi bambino o ex bambino veneziano, si può riscontrare un surplus di gratitudine verso il Santo che donò il suo mantello a un viandante povero e infreddolito. Soprattutto a Venezia infatti, ma via via negli anni l’abitudine si è espansa geograficamente a raggiera, in tale occasione le pasticcerie e i negozi di dolci preparano e mettono in vendita un biscottone di pasta frolla a foggia del Santo a cavallo che con l’elsa sguainata verso l’alto si presta a compiere il suo nobile gesto di dividere il mantello. Il dolce può essere anche ricoperto da uno strato di cioccolato, ed è comunque riccamente decorato con confetti, strisce colorate di zucchero solidificato, cioccolatini e qua e là degli insidiosi e durissimi pallini argentei che rappresentano un assist a favore dei dentisti. Al di là della bontà di questo semplice dolce in pasta frolla, conta l’emozione e la magia che ogni anno si ripetono di tornare bambini e dare l’assalto al povero santo iper-calorico, decidendo da dove partire con l’azzannare il tutto. E anche se il San Martino viene auto acquistato e donato a persone care, mancare l’appuntamento dell’11 novembre parrebbe un sacrilegio. Esiste anche una versione che in dialetto si chiama persegada, cotognata in italiano, un dolce dal sapore molto antico, in cui viene utilizzato un frutto dimenticato e difficile da trovare: la mela cotogna. A Venezia con la persegada si preparano dei “medaglioni” con l’effigie di San Martino decorati con zuccherini colorati, meno diffusi, ma apprezzati dagli appassionati di sapori di una volta.