Luca De Fusco raccoglie l’audacissima sfida di mettere in scena una delle pietre miliari della storia della letteratura, portando sotto i riflettori l’animo inquieto di Anna Karenina e l’intricata rete di connessioni con i personaggi che la circondano. Anna paga il prezzo della sua estrema sensibilità e il desiderio di vivere pienamente la propria vita, in una società governata dall’ipocrisia e dal perbenismo borghese.
L’adattamento del romanzo, risultato della collaborazione con il drammaturgo Gianni Garrera, non pretende certo di trasferire sulla scena teatrale tutte le complessità psicologiche e letterarie dell’opera che Tolstoj pubblicò per la prima volta a puntate tra il 1875 e il 1877. Il taglio registico mette piuttosto a fuoco le vicende e i meccanismi attorno alla protagonista, magistralmente interpretata da Galatea Ranzi, concentrando l’attenzione sulle tre coppie del racconto, intese come metafore di altrettanti destini diversi: quello maledetto ma pieno di passione di Anna, Vronskij e Karenin, quello amaro e fallimentare di Oblonskij e Dolly, quello sereno e benedetto di Levin e Kitty.
L’evocativa scenografia dello spettacolo richiama un’imponente stazione ferroviaria, spettro dell’infausto destino che incombe sulla protagonista, e si avvale di proiezioni di gusto cinematografico secondo un meccanismo metateatrale spesso ricorrente nei lavori del regista.
La regia di De Fusco valorizza l’origine letteraria del romanzo, enfatizzando i pensieri dei diversi personaggi e la narrazione stessa, regalando al pubblico un’esperienza coinvolgente che attraversa le emozioni umane più profonde.