I dodici incredibili lampadari in vetro di Murano realizzati da artisti di fama internazionale illumineranno le Procuratie Vecchie fino al 29 febbraio.
Una infilata di dodici incredibili lampadari in vetro di Murano realizzati da artisti di fama internazionale illuminano le Procuratie Vecchie in Piazza San Marco, creando un magnifico effetto visivo, una galleria d’arte en plein air straordinaria. Murano Illumina il Mondo riesce a sorprendere e magicamente aggiungere bellezza alla bellezza di una Piazza unica al mondo. Il pretesto sono le luci di Natale d’artista, ma il risultato va molto al di là, tanto da pensare a una presenza permanente di queste opere, perché il termine lampadario non può racchiudere i mondi che ognuno di essi rappresenta. Un’alchimia composta dalla genialità dell’artista, dalla sapienza ancestrale dei Maestri di Murano e dalla tenacia delle Fornaci, capaci insieme di portare avanti un’arte millenaria, che il progetto vuole proteggere, tutelare, ma soprattutto traghettare verso prospettive future di produzione ed eccellenza. Per una volta senza riserva alcuna va il plauso a The Venice Glass Week e Comune di Venezia, per il progetto, a Rosa Barovier Mentasti, David Landau e Chiara Squarcina, per la curatela, e a Giordana Naccari, per il coordinamento della produzione e il rapporto tra artisti e fornaci.
Ideato e prodotto dal Maestro Lino Tagliapietra senza ricorrere a nuove soffiature, il lampadario utilizza sezioni dei suoi vasi tagliati in moduli circolari che evidenziano le differenti tecniche lavorative del vetro. Il design ripropone la composizione delle vetrate a rullo dei palazzi veneziani, mentre la forma richiama una specie di navicella spaziale, ottenuta con l’aiuto di Alessandro Vecchiato.
Michael Craig-Martin ha lavorato con il Maestro Simone Cenedese e la sua fornace per creare il suo lampadario, in cui la struttura metallica, solitamente nascosta, viene ricoperta con centinaia di pezzi di vetro soffiato trasparente e colorato. Il lampadario ha la struttura di un classico Rezzonico, con lunghe braccia lineari e prive di decorazione e un ampio centro vuoto: appeso a una singola catena, si dirama in quattro direzioni e crea un senso di assenza di peso.
Philip Baldwin e Monica Guggisberg hanno voluto richiamare colori e forme dei fuochi d’artificio del Redentore, affidandosi ai maestri della fornace Barovier&Toso, con cui hanno sperimentato l’utilizzo di nuove tecniche di lavorazione. Linee semplici, combinate con l’effetto scintillante delle foglie d’argento, conferiscono al lampadario una forma contemporanea, pur guardando indietro alla tradizione classica.
Il lampadario di Ritsue Mishima e Andrea Zilio, dalla struttura portante metallica che si scorpora in due cerchi concentrici, ha elementi soffiati e specchiati in vetro trasparente, realizzati dalla fornace Anfora, che si compongono in forme frastagliate: guglie, sagome dal vago aspetto spirituale che richiamano la luce.
Nella progettazione del suo lampadario, Maria Grazia Rosin ha approfondito il tema della sostenibilità creando uno chandelier autosufficiente con faretti led dotati di piccoli pannelli solari. La cifra estetica dell’opera è data da elementi in vetro soffiato blu, realizzati da dal Maestro Davide Donà della fornace Componenti Donà, che si presentano in varie forme e in tutti i toni pastello degli stucchi veneziani, ricoprendo la struttura portante in metallo.
Composto da circa 700 elementi, il lampadario ideato da Silvano Rubino e realizzato da Gianni Seguso in collaborazione con Effetre Murano e Neonlauro, è stato concepito per essere realizzato con tubi di vetro in due tonalità di colore acquamarina. I tre cilindri concentrici riprendono i motivi compositivi dei lampadari degli anni Sessanta e Settanta e i tubi, se affiancati, potrebbero formare una linea ideale di circa 350 metri.
Ideato da Marcantonio Brandolini d’Adda, il lampadario – grazie alla struttura realizzata da Paolo Rossetto – è capace di ospitare un ecosistema vegetale autosufficiente, dove piante e terriccio vivono e si alimentano tramite contenitori d’acqua in vetro di Murano e grazie alla luce stessa del lampadario. Il tutto è stato realizzato con la collaborazione di Giacomo Bernello, progettista, e del disegnatore tecnico Alberto Furtack. Il progetto vede partecipare anche l’Università di Padova e la fornace Wave Murano Glass con il maestro Roberto Beltrami.
Gli studenti della classe 5A della Scuola Abate Zanetti e il maestro Eros Raffael con Vetri Speciali hanno progettato e realizzato un lampadario protagonista di una rivisitazione minimalista e contemporanea del classico Rezzonico, ispirato all’ambiente lagunare. Le tre braccia, poi, sono state montate su una struttura metallica.
Il gabbiano, attore vivo della città lagunare, ha ispirato Federica Marangoni nella progettazione, con Simone Cenedese e la sua fornace, del suo lampadario. La struttura classica con coppa a soffitto e coppa diffusore più grande in basso, è decorata con ironiche, lunghe gambe e zampe che corrono lungo il tubo centrale, quasi a sostenere la scultura luminosa. Una corona di grandi piume in cristallo riprende un tipico motivo e i quattro portalampada sporgenti sono le teste con lungo becco giallo-arancio e gli occhietti di murrina.
Il lampadario di Giorgio Vigna, realizzato da Barovier & Toso, creando un senso di fluidità, sembra muoversi al ritmo del vento o ondeggiare. La scultura luminosa sospesa irradia luce da elementi sfaccettati in vetro cristallo trasparente e incolore, dando vita a un’atmosfera imprevedibile. La struttura, come la nervatura di una foglia, aggiunge movimento e crea connessioni tra mondi naturali.
Cornelia Parker si è ispirata al lampadario a sei bracci rappresentato nel famoso dipinto di Jan van Eyck del 1434, I coniugi Arnolfini e, per replicarlo ha usufruito di una doppia collaborazione. La fornace Salviati ha realizzato il corpo centrale in vetro soffiato, mentre Nicola Moretti ha tradotto in tre dimensioni i contorni traforati e complessi dei bracci grazie a un taglio laser ad acqua su fusione in vetro.
Pae White ha affidato alle mani di Simone Cenedese e della sua fornace la realizzazione di un lampadario in cui 72 nastri in vetro di Murano danno forma a un tramonto californiano, momento fugace reso visibile a qualsiasi ora nel cuore di Venezia. L’artista esplora luminosità e transitorietà trasmesse e conservate nel vetro.