Galleria Luce torna a dialogare con il maestro Armando Marrocco (Galatina, 1939), offrendo al pubblico una seconda – dopo quella di due anni fa – straordinaria selezione di opere realizzate tra la metà degli anni ‘60 e gli inizi degli anni ‘70 e coincidenti con una ricerca dell’artista improntata su spazio, tempo e visione. I curatori della mostra Michela Luce e Toti Carpentieri hanno voluto sottolineare il legame con quanto avveniva nella centralissima e propositiva Milano, punto di convergenza allora di un nuovo sentire, dove Marrocco si era trasferito poco più che ventenne, e al contempo indagare come negli stessi anni, inconsapevoli di essere spinti da un istinto comune, artisti lontani ma vicini affacciati sullo stesso mare, quello Adriatico che bagna Venezia e lambisce la Puglia, lasciavano libero il loro pensiero trasfigurandolo in gesto.
Istintivo e mai casuale, un continuum che si trasformava in un viaggio che dalla mente passava sulla tela o sulla carta. Tra il gesto filosofico di Fontana che ricerca la terza dimensione andando “oltre” la superficie della tela, e lo spazio vissuto come evento nella fenomenologia del suo divenire di luce e colore dei veneziani Bacci e De Luigi, emerge la cosmografia di Marrocco impressa come traccia o impronta di un passato sempre vivo.