Mare dentro

Sardegna Film Comission e l'evoluzione della sceneggiatura
di Redazione VeNews
  • lunedì, 5 settembre 2022

Tra le iniziative create e promosse da Fondazione Sardegna Film Commission in questi 10 anni di attività, il Premio Solinas per la sceneggiatura è una delle pietre miliari del progetto. Un racconto futuribile quasi futurista, che sorprende il lettore catapultandolo direttamente al centro dell’edizione 2032 del Premio.

Un racconto
di Marcello Lasio

L’isola di celluloide

Il piccolo Filippo e sua madre si allontanano dalla ressa del ristorante per tornare alla spiaggia attigua.
«Un giorno ti sorprenderà ciò che sarai riuscito a realizzare. Non ho mai capito da dove venga questa tua passione, ma del resto ce l’hai sempre avuta. Quando ti ho spiegato che gli attori interpretano i personaggi tu hai risposto: «Anche io voglio imperpetare!». Certo amore mio, un giorno se vorrai potrai farlo. Ci sono tante storie da raccontare e ancora di più sono i personaggi. Hai solo dieci anni e un luminoso futuro davanti».

Il produttore.
Una camera d’albergo, a La Maddalena, inondata di luce e refrigerata dal maestrale.
Billy si sveglia, guarda verso la finestra e sa benissimo che oltre quei tetti c’è il mare. Cristallino e invitante. In moto perpetuo.
Si alza, entra in doccia e il suo smartphone squilla. Quando se ne accorge tutta la calma svanisce. Chiude l’acqua mentre lo squillo nella sua testa è diventata una straziante richiesta d’aiuto. Nell’aprire l’anta scorrevole scivola e rovina quasi sui sanitari davanti al piatto doccia.
Afferra il panno in spugna più piccolo che sia mai stato fabbricato e lo mette davanti al corpo. Ancora fradicio prende il telefono nel momento in cui smette di urlare.
Il registro chiamate dice: CAPO. Fa partire la telefonata e si maledice.
«Buongiorno Andrea, ero sotto la doccia. Sì sì, è tutto bellissimo, anzi devo ringraziar… no certo, nessuna vacanza. Sono consapevole dell’importanza e delle pressioni. Per noi sarebbe una collaborazione preziosa. Sono bravi, sì. Pochi complimenti, quelli giusti. Vorremmo averli con noi. Perfetto. Arrivi in mattinata, ok. Allora ti auguro… un secondo che me lo segno».
“Sentire Location Manager”, “sollecitare Director Casting”. Altri problemi, altre questioni in sospeso.
Quando finisce di scrivere il suo interlocutore ha già chiuso. Posa il telefono sul grembo. Guarda la finestra e sa benissimo che oltre quei tetti c’è il mare in moto perpetuo.

Lo sceneggiatore.
Il primo è un uomo sui sessanta, capelli grigi tirati indietro, camicia bianca e un completo estivo, anch’esso grigio. Il secondo poco più di venti, una t-shirt con un teschio bianco e una donna sdraiata nelle orbite. Guarda per terra e ascolta in silenzio.
«Mi devi dare del tu, Miche’. Chiamami Francesco, che ti costa». Camminano sotto il sole cocente. Indossa gli occhiali scuri. «E poi stai sempre lì come l’asino di Zucca, te lo ricordi? Immobile e con il muso basso»
«Magari vinco l’Oscar»
«Il candidato duemilatrentadue è Jacopo Cullin, mica l’asino. In questo ambiente ci vuole coraggio, ragazzo, e una gran faccia tosta e tu invece sembri l’asino. Capisci? Dammi retta, oggi devi soddisfare un certo tipo di palato, altrimenti niente finanziamenti e niente critica positiva. Sei bravo, scrivi bene e sei spudoratamente giovane. Mi fai schifo, gua’… Non c’è spazio per l’horror, Miche’»
«Mauro Aragoni non sarebbe d’accordo»
«Lo sai cosa si dice dell’eccezione?»
«Oltre a Nuraghes c’è stato anche Ischidados»
«Oh santamadonna. Tu vuoi fare l’horror e lo vuoi fare in Sardegna. Sarai l’asino o no?»
Davanti alla sala convegni i manifesti sulle pareti si moltiplicano. La scritta recita: Premio Solinas 2032.

L’assistente di produzione.
Billy e Michele al ristorante, il primo parla al telefono. Tutti i tavoli sono occupati.
«Ho ricevuto le foto. Sarò sincero, i bambini sono carinissimi ma… non è quello che ci serve. Continua a cercare e aggiornami, intendo dire presto, presto, presto»
Posa lo smartphone sul tavolo. Michele si guarda attorno. Sulla t-shirt, ora, c’è una donna che scappa terrorizzata, inseguita da un uomo con le sembianze da scimmia. Billy lo osserva.
«Sono i finalisti del premio. Francesco me ne ha parlato un gran bene. Ci sono anche quelli di Experimenta serie, i ragazzi de La bottega della sceneggiatura e quelli delle coproduzioni Italia/Spagna e Hollywood chiama Italia»
«Sembrano giovani».
«Non quanto te»
«Infatti io non sono tra i finalisti».
«Però stai scrivendo una sceneggiatura con Francesco, che non è precisamente l’ultimo arrivato. Michi, ma a te cosa ti piace?»
«Cioè?»
«Nel senso di cosa ti piace.»
«Boh!»
«Scrivere, ti piace?»
«Secondo te?»
«La t-shirt, scommetto che si tratta di un film di culto.»
«E perderesti. La bestia in calore di Ivan Kathansky, al secolo Luigi Batzella, l’Ed Wood di San Sperate.»
«Va bene, non è Fulci. Ma il punto è che devi fare ciò che ti piace. Ascoltami bene, Michi: Francesco ha un debole per te e lui in questo momento ci fa campare tutti. Quindi fai il tuo lavoro altrimenti giuro che ti prendo a calci per tutta la Centotrentuno. Ma, e questa è la novità, da ora in poi farai sempre e solo quello che ti piace.»
«Non ti seguo.»
Il telefono sul tavolo squilla, Billy fa cenno di attendere.
«Pronto? Carissima. Hai trovato la location? Mandami tutto via mail, la produzione ne sarà entusiasta.»

Il regista.
Francesco esce dalla sala conferenze. Il manifesto sul muro espone il lungo programma dell’evento dove si legge distintamente il nome di Meir Zarchi.
Mette la giacca sotto braccio e infila gli occhiali da sole. Gli occhi rossi come se avesse pianto. Si schiarisce la voce, estrae il cellulare dai pantaloni e preme su ANDREA.
Dall’altra parte una voce calda. Ovattata per via dell’auricolare.
«Ti sei commosso per il vecchio israeliano?», Silenzio. «Hai pianto!», Ride.
«Andrea, per quanto riguarda l’animazione, dimmi che hai risolto.»
«Ne parliamo tra poco.» Chiude.

Sono Billy, risolvo problemi.
L’auto raggiunge l’Hotel dove c’è Billy ad attenderla. Lo sportello si apre, Andrea scende e lui sorride. È bellissima: indossa una giacca blazer doppiopetto e pantalone a sigaretta verde acqua.
«Com’è stata la vacanza?»
«Ho lavorato sodo, Andrea.»
«Non mi dire.»
«Domani sera hai appuntamento a Cagliari, in Manifattura Tabacchi.»
Lei si lascia scappare un sorriso, lui richiude lo sportello e fa il giro per mettersi al volante.
«È la sede dei ragazzi del NAS. Che gli hai detto?»
«Pochi complimenti, quelli giusti.», lei continua a sorridere. «Hai visto la mail?»
«È un’ottima location. Mi piace l’idea che ci abbiano girato delle scene di 5 è il numero perfetto di Igort.»
«Ricordo il Fum… Graphic Novel. Ormai è un classico.»
«Fumetto, Billy. Fumetto. Né più, né meno.»

Zi Antò è un ristorantino situato su una lingua di terra circondata dal mare. Il gran galà del Premio Solinas si svolge lì e la sala coperta all’esterno è letteralmente invasa da personalità del cinema, sceneggiatori, maestranze e giornalisti.
Billy raggiunge Michele, che se ne sta senza parlare, mentre Francesco conversa con altri giurati del concorso.
Francesco lo vede.
«È arrivata?»
Billy indica col dito alle sue spalle. Lo sguardo di Francesco tradisce il fascino che ha sempre subito da lei. Andrea sorride.
«Ti fai attendere, come sempre.»
«Francesco.»
Una semplice stretta di mano.
«Mi chiedo perché tu abbia smesso di recitare.»
«Oh, ma lo sai. Volevo evitare i registi come te». Gli si avvicina all’orecchio. «Ora sono io a tenerli per le palle.»
Lui ride.
«Fai di tutto per mettermi in difficoltà.»
«Non mi pare. I tuoi film vanno alla grande.»
«Andrea, dieci minuti di animazione, non chiedo altro. E non mi dire che non sono Tarantino.»
«Allora cosa vuoi che ti dica?»
«La sola cosa che dovresti dirmi è: non ci sono problemi Francesco, penso io a questa puttanata, torna al lavoro, rassicura i ragazzi e aspetta la cavalleria che dovrebbe arrivare per direttissima.»
«Non ci sono problemi, Francesco, penso io a questa puttanata. Torna al lavoro e rassicura i ragazzi… e aspetta il NAS che arriverà per direttissima.»
Francesco è sorpreso.
«New Animation in Sardegna?»
«Ti senti meglio, ora?»
La tensione sparisce e ride di gusto.
«Sì grande capo, certo, non dovevi dire altro.»

Il protagonista.
Il sole tramonta. L’isola brilla di colori impossibili. Nella sala vengono presentati i finalisti del concorso e sulla spiaggia i bagnanti hanno dimenticato di andare via.
Filippo sul bagnasciuga sente la voce al microfono. Il vincitore viene annunciato, si volta e senza accorgersene fa un passo. Poi un altro e un altro ancora.
Sua madre sulla sdraio lo chiama senza ricevere risposta. Come in trance il bambino raggiunge gli scalini del ristorante. Quell’atmosfera lo affascina. Guarda tutta quella gente che sorride e festeggia il vincitore. È una ragazza, avrà vent’anni più di lui.
Sua madre gli va dietro. Dieci anni prima lei era incinta e stava in quella stessa spiaggia. Così anche l’anno successivo, quando Filippo aveva appena un anno e l’anno dopo che ne aveva due. Negli ultimi dieci anni ha trascorso lì le sue vacanze.  Filippo fin da bambino ha visto quella gente, quei sorrisi e quell’atmosfera. E a un certo punto è successo qualcosa: la magia del Solinas, tornato nell’Isola nel duemiladiciotto dopo una parentesi continentale.
Si può dire che sia cresciuto con loro.
«Filippo?»
«Loro fanno i film, mamma.»
Gli sorride. Al tramonto si allontanano dalla ressa del ristorante per tornare alla spiaggia attigua.
«Un giorno ti sorprenderà ciò che sarai riuscito a realizzare». Billy li ha visti dalla sala e li raggiunge. Con calma olimpica. «[…] Hai solo dieci anni e un luminoso futuro davanti.»
«Mi scusi, posso disturbarla?»
Lei si volta.
«Sì?»
«Ho notato suo figlio, dobbiamo girare un film e mi chiedevo se…».
Il sole tramonta, le voci si affievoliscono, l’atmosfera è piacevole e il futuro radioso.

 

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