Il signore delle formiche_L’edizione dell’Aida del 1959 di von Karajan che dirige i Wiener con Tebaldi, Simionato e Bergonzi rimane uno dei capisaldi interpretativi dell’opera di Verdi, che contende la palma della best edition all’Abbado del ’72 o al Solti del ’62 con la Price. Per la scena dell’ultimo incontro tra Braibanti e Giovanni Sanfratello, in questo grande prato dove è stato allestito un teatrino popolare con la musica che esce dal giradischi, di quell’edizione viene scelto O terra addio, memorabile duetto finale di Aida e Radames. E improvvisamente il film di Amelio, da diligente documento sul processo contro Braibanti, diventa una storia padana di Bertolucci, con le radici saldamente conficcate nel melodramma verdiano, come La strategia del ragno (Rigoletto) o Novecento (Il ballo in maschera)…
Music for Black Pigeons_Il film è fatto di spezzoni di riprese di incontri musicali fatti da Jakob Bro, chitarrista danese, in occasione di concerti e registrazioni di dischi. Vediamo quindi susseguirsi alcuni dei nomi dei jazzisti che hanno fatto la storia del jazz. Letteralmente: Lennie Tristano al contralto, Andrew Cyrille e Paul Motian alla batteria, Bill Frisell alla chitarra. I pezzi che ascoltiamo hanno una decisa impronta ECM, casa discografica per la quale Bro ha pubblicato i suoi ultimi dischi: è un suono riconoscibilissimo, modellato negli anni dal mitico produttore e proprietario dell’etichetta, Manfred Eicher. Va detto che il sound ECM è molto divisivo, all’interno della comunità mondiale del jazz: l’approccio cameristico, il suono ricco di effetti speciali, l’assenza di assoli dionisiaci in nome di un controllo totale della materia sonora non piacciono a tutti. Un esempio: nel suo libro sui grandi jazzisti lo scrittore giapponese Murakami, jazzofilo di lunga data, si guarda bene dall’inserire il musicista alfiere dell’ECM, il grande Keith Jarrett. Commettendo, a mio avviso, un errore madornale…