Isola Edipo e Giornate degli Autori, all’interno dell’appuntamento dedicato al Cinema dell’Inclusione tra visione e formazione, in collaborazione con Fondation Cartier pour l’art contemporain Paris, presentano l’opera di Artavazd Pelechian e il suo ultimo grande lavoro La Nature, commissionato nel 2005 da Fondation Cartier e da ZKM Filminstitut di Karlsruhe. L’incontro oggi, con il grande regista armeno in presenza, alle 18 in Sala Laguna. Incontriamo Grazia Quaroni, Direttrice delle collezioni della Fondation Cartier pour l’art contemporain, per approfondire il progetto.
Come nasce la straordinaria collaborazione tra Fondation Cartier e Isola Edipo?
Siamo entrati in contatto con Isola Edipo grazie a Raymond Depardon, uno tra i registi, i fotografi e gli autori a cui Isola Edipo e le Giornate degli Autori avevano negli anni passati dedicato un omaggio, precisamente nel 2018. Con il team di Isola Edipo, in particolare con Silvia Jop, abbiamo subito legato molto bene, confrontandoci su quali potessero essere le iniziative future comuni da sviluppare, soprattutto dopo aver capito come il loro focus si concentrasse su registi che portavano avanti i principi dell’inclusione, argomento sensibile anche per la Fondation.
Quali gli elementi su cui si fonda la scelta di celebrare l’opera di Artavazd Pelechian?
Con Pelechian collaboriamo da più di vent’anni. È un regista particolarissimo che ha fatto una decina di film in tutta la sua carriera, il più lungo dei quali dura una trentina di minuti. Con grande pazienza reciproca, la Fondation Cartier è riuscita a lavorare proficuamente con questo autore tanto particolare, una collaborazione che ci ha permesso oggi di presentare qui alle Giornate il suo La Nature, uscito nel 2021. Attorno a questo film abbiamo costruito poi l’intero contenuto della giornata, un vero e proprio omaggio a tutta la sua originale e straordinaria filmografia, con la fortuna di poter godere della sua carismatica presenza. Come Fondation Cartier siamo immensamente fieri di poter offrire al pubblico della Mostra del Cinema questa occasione davvero unica.
Quale la scintilla capace di far scoccare questo irripetibile coup de foudre?
Come Fondation Cartier stringiamo partnership con enti culturali di tutto il mondo. Lavoriamo regolarmente a contatto con gli artisti e, quando possibile, ci piace interagire in prima persona con essi per condividerne i progetti a tutto tondo e sostenerli nella maniera più completa e virtuosa possibile.
La produzione di film non rientra nella nostra mission principale, anche se è capitato di lavorare negli anni con alcuni artisti che usano anche il mezzo cinematografico. In alcune mostre tematiche avevamo già utilizzato opere di Pelechian, come ad esempio Les Saisons del 1975, film incentrato sulla vita contadina in Armenia posto a confronto stimolante con altre pellicole incentrate sulla celebrazione ed esaltazione dei successi del progresso o sui problemi che lo sviluppo di queste tecnologie possono procurare.
In che modo La Nature si coniuga con il principio del cinema d’inclusione?
Grazie a questo film siamo potuti entrare in contatto con le abitudini rurali di Paesi che non conoscevamo, ma anche e soprattutto con tutte le sfaccettature della personalità umana. Nel film è possibile capire al meglio come in alcuni contesti culturali uomo e natura debbano per forza interagire, per questioni di pura e semplice sopravvivenza. Una convivenza i cui effetti sono visibili ai nostri occhi soprattutto negli ultimi anni, convivenza che non sempre procede all’insegna dell’equilibrio e dell’armonia.
Nel suo film La vie, 1993, Pelechian si dimostra poi particolarmente attento all’universo femminile, facendo della tematica dell’inclusione una delle caratteristiche principali del proprio lavoro.
Quale in sintesi l’unicità della sua opera?
Grande merito dell’opera di Pelechian è la capacità di indirizzare la nostra attenzione su cose che appaiono talmente normali da non essere più valorizzate nel giusto modo, come appunto l’essenza prima della vita stessa o l’avvicendarsi delle stagioni nel ciclo della natura.
Il regista armeno si dimostra poi particolarmente talentuoso nel lavoro di montaggio: sarà questa sua capacità a farlo notare da Jean-Luc Godard, che lo farà poi conoscere al mondo intero.
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