L’affare Maureen Kearney

Jean-Paul Salomé trasforma Isabelle Huppert nella Syndicaliste
di Delphine Trouillard
  • venerdì, 2 settembre 2022

Il 17 dicembre 2012, Maureen Kearney, un’alta funzionaria sindacale di Areva, è stata trovata a casa sua, legata a una sedia, con una “A” incisa sull’addome e il manico di un coltello conficcato nella vagina. Maureen è convinta che è il suo lavoro ad averla resa un bersaglio. È stato questo fatto di cronaca – scoperto in un tweet di Caroline Michel-Aguirre in occasione della pubblicazione del suo libro La syndicaliste – a incuriosire Jean-Paul Salomé, regista di numerosi film tra cui Belphégor, le fantôme du Louvre (2001), Arsène Lupin (2004) e più recentemente La Daronne (2019) con Isabelle Huppert, protagonista anche in questo suo nuovo film, e a fargli venire voglia di far conoscere questa storia al grande pubblico.

Cosa l’ha ispirata nel libro di Caroline Michel-Aguirre?
L’affare Maureen Kearney è appassionante e poco conosciuto in Francia e nel mondo perché coinvolge sia la destra che la sinistra e quindi nessuna delle due parti la può usare contro l’altra. È rimasta pertanto tenuta nascosta e, visto il carattere attuale delle questioni che vengono sollevate — quelle relative al nucleare, all’indipendenza energetica della Francia — mi sembrava necessario portarla sullo schermo. È la prima volta che faccio un film politico ed è la storia di una donna in un mondo di uomini, una donna che non esce dalle grandi scuole ma una donna popolare, sindacalista, che si prende cura della gente che le assomiglia e che si trova costretta, per le sue convinzioni, a far fronte a uomini di potere pronti a tutto per conservarlo. Mi interessava raccontare questo rapporto di forze sbilanciato e anche dare luce alle conclusioni di Caroline Michel-Aguirre che sono ancora più spaventose della storia stessa.

Come descriverebbe la scintilla che la spinge a portare una storia sullo schermo?
C’è spesso un personaggio che mi ispira, che ho voglia di approfondire. La Syndicaliste è un’inchiesta giornalistica, estremamente precisa, che mi offriva una base realistica perfetta per creare una storia. Il libro tiene delle zone d’ombra, in particolare sul personaggio di Maureen Kearney. Partendo da ciò che Michel-Aguirre ha scritto, insieme a Isabelle Huppert abbiamo lasciato lavorare il nostro immaginario per mostrare la nostra visione del personaggio, dalla sua personalità alle sue relazioni con la famiglia.

THE SITTING DUCK

Scritto da Fadette Drouard e Jean-Paul Salomé sulla base del libro La Syndicaliste di Caroline Michel-Aguirre, il film racconta la vera storia di Maureen Kearney che nel 2012 è diventata informatrice per svelare un segreto di stato che comprometteva l’industria nu...

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È la seconda volta che lavora con Isabelle Huppert, avete altri progetti di insieme?
Dopo il mio ultimo film La Daronne ci siamo promessi di lavorare insieme di nuovo. Quando ho letto La syndicaliste e visto le foto di Maureen Kearney ho immediatamente pensato a lei. Mi ha confermato il suo interesse a partecipare a questa nuova avventura e quindi ho scritto la sceneggiatura per lei. Dopo questo film ci siamo di nuovo promessi di collaborare!
Abbiamo voglia di ritrovarci su un set ma non abbiamo ancora nulla di preciso in mente… È una vera e propria complicità artistica, i nostri modi di lavorare sono sinergetici. C’è un’intesa naturale tra noi che crea una sorta di emulazione artistica molto stimolante per entrambi.

Da dove viene la sua passione per i film noir?
Ho fatto anche delle commedie ma è vero che ho spesso bisogno di partire da un fatto di cronaca, da un personaggio particolarmente profondo o da un romanzo nero. Sono cresciuto con il cinema popolare, con i film di Lellouche e di Melville, che erano registi molti diversi fra loro ma che avevano in comune la voglia di incontrare la gente, non per avere successo ma per interessarla. Vorrei a mia volta raccontare qualcosa del nostro mondo attraverso questo tipo di cinema – che sia una commedia, un thriller o un dramma – con dei film che parlino allo spettatore.
Devo anche ammettere che le mie scelte sono anche guidate dalla crescita dei miei figli, che sono i primi spettatori che voglio interessare. Vent’anni fa giravo Arsène Lupin e Belphégor. Oggi il più grande ha 32 anni, sono diventati adulti e sono attratto da storie che ho voglia di condividere con loro per vari motivi. Oltre a essere i miei primi spettatori i miei figli sono i miei critici più severi: sono spesso più stressato all’idea di mostrare un film a loro che di presentarlo in un festival!

È la prima volta che uno dei suoi film è presentato alla Mostra di Venezia?
Infatti, ero già venuto in veste di presidente di UniFrance ma mai come regista in selezione per cui sono molto contento e molto onorato. È un sogno da bambino, è naturale aver voglia di misurarsi in questo tipo di manifestazioni e di presentare il proprio film in un luogo di cinefilia assoluta come questo, dove ho visto passare tanti film e registi importanti. È davvero una grande gioia. È anche stressante perché abbiamo finito di montare il film la scorsa settimana! Le riprese sono finite a metà aprile e abbiamo fatto di tutto per tentare di essere pronti per Venezia. E ce l’abbiamo fatta!