L’immensità_Fin dal titolo il film di Crialese rivendica la sua appartenenza all’immaginario del pop italiano che va dai ‘60 ai ‘70. Tuttavia, dedicare quattro siparietti a Penélope Cruz travestita da Carrà e Patty Pravo ci è sembrato francamente troppo. O forse la conferma che il film riesce meglio nella rievocazione degli anni ‘70 più che nella rappresentazione degli altri temi, di genere e di conflitto famigliare, che affronta.
Blanquita_Chloé Thévenin, francese, firma una strepitosa colonna sonora per il film cileno, immerso in una totale atmosfera dark rischiarata solo da luci al neon (sembra girato dentro un bunker). Nessun tema musicale: solo campane tibetane che suonano a morte, oppure segmenti di deliri percussivi tribali, che squadernano il susseguirsi delle scene e l’addentrarsi del film nell’oscurità della verità che diventa menzogna.
The Banshees of Inisherin_Due registri per la soundtrack di Carter Burwell, il compositore dei film dei fratelli Coen. Le lancinanti armonie del folle irlandese e un tema originale di 9 note, che sembra quasi una sequenza dodecafonica, che vi appare di continuo, eseguita dall’arpa, dal vibrafono, ecc. Nulla di melodico, forse per non competere con l’enorme pathos delle canzoni suonate nello spelacchiato pub di Inisherin, ma un accompagnamento costante, ipnotico e tormentato al trasformarsi del film da bozzetto irlandese alla follia gloom della fine.