TÁR_Dal punto di vista del genere, il sistema della ‘musica forte’, per dirla alla Quirino Principe, è sempre stato un disastro. Se si esclude l’ambito del canto nella lirica, dove contralti e soprani nel Sette-Ottocento facevano e disfacevano come e più dei maschi, e l’interpretazione musicale a partire dal Novecento, il settore è sempre stato dominato dai talenti maschili. Per quanto riguarda la direzione d’orchestra c’è solo Antonia Brico, più volte citata nel film, che nello scorso secolo arrivò in vetta e fu riconosciuta come direttrice di livello internazionale, dirigendo la New York
Philharmonic ed altre orchestre americane di eccellenza.
Oggi le donne si stanno affermando anche in questo settore, il problema è che si tratta di processi lenti e faticosi: sui 600 direttori di livello oggi presenti nel mondo, le donne sono solo una ventina. Lydia Tár nel film di cui è protagonista realizza invece da subito la ‘missione definitiva’: dirigere la Berliner. Si tratta del sogno di ogni direttore, l’orchestra più brava e famosa del mondo.
Non è semplicemente un’orchestra, è un brand, che definisce un suono, un repertorio, un orgoglio di appartenenza. Il film ruota attorno a tre momenti di musica forte: un movimento di una Partita di Bach, l’Adagietto della Quinta di Mahler, il Concerto per violoncello in mi minore di Elgar.
Dobbiamo confessare che la colonna sonora di Hildur Guðnadóttir, Oscar 2020 per la colonna sonora di Joker, non siamo riusciti a sentirla, a parte il tema dei titoli di coda: ci dev’essere passata sotto il naso, forse colpevolmente, forse assorbita dai
tre temi citati, forse per il noto fenomeno della differenza tra la colonna sonora del film e quella originale.
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