Pedro Harres

di Riccardo Triolo
  • sabato, 3 settembre 2022

3D/2D
Perché, confrontandosi con un mezzo che rende possibile di fatto l’immersione in uno spazio tridimensionale, molti artisti decidono di marcare la bidimensionalità dell’immagine, specialmente ricorrendo al disegno e alla grafica? Ѐ il caso del brasiliano Pedro Harres, regista d’animazione che però è in buona compagnia: non è raro infatti nelle opere in VR il ricorso a questo straniante paradosso. In From the Main Square ci ritroviamo al centro di uno spazio osservabile a 180° ma costituito di tanti frammenti animati, come fossimo al centro di un libro pop-up. Con una lente virtuale possiamo ingrandire porzioni di quello spazio, ma non possiamo muoverci. Non lo attraversiamo. Siamo testimoni passivi, inchiodati al centro di una piazza (come da titolo).
Intorno a noi fiorisce una civiltà. Nasce dal disboscamento, dall’antropizzazione. Si “sviluppa”, si fa violenta. Fino alla catastrofe. La distanza tra noi e quel teatro del mondo, quel Globe Theatre pop-up da cui osserviamo inerti accadimenti indecidibili ma decifrabilissimi, è marcata dalla presenza della lente d’ingrandimento (unico tool interattivo) e dal distacco ironico-farsesco che è un po’ la cifra stilistica di Harres.
Il 2D virato al 3D sortisce così l’effetto di accentuare il distacco, impedire l’immedesimazione, contrastare l’impressione di realtà. Contraddice cioè il destino di un mezzo potenzialmente illusionistico e allucinatorio. L’intermedialità 2D/3D ci lascia lo spazio per pensare a ciò di cui siamo testimoni.
Non male, per una civiltà in caduta libera…

FROM THE MAIN SQUARE
CONCORSO
di Pedro Harres
(Germania, 19’)