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E dopo l’arcigna e autoritaria direttrice d’orchestra (di finzione) Cate Blanchett vista l’anno scorso in Tár ora tocca ad un camaleontico Bradley Cooper dirigere e interpretare la vita (vera) di Leonard Bernstein, la più mediatica, estroversa e multiforme personalità musicale del Novecento, con un focus sulla sua tormentata sfera privata e sul rapporto con la moglie Felicia (Carey Mulligan).
Tutt’altra musica è quella del rapper texano Travis Scott, idolo delle folle giovanili, coprotagonista di AGGRO DR1FT, full immersion sperimentale e neopsichedelica in salsa noir di Harmony Korine, già enfant terrible del panorama USA e vecchia conoscenza veneziana dai tempi di Gummo (1997). Nel Concorso prosegue anche la cavalcata italiana con Adagio di Stefano Sollima, altro noir ma in chiave distopica, con Pierfrancesco Favino, Toni Servillo e Valerio Mastandrea sullo sfondo di una Roma assediata dalle fiamme; e, per restare in Italia ma con sguardo retrospettivo, piace constatare con il doc Dario Argento Panico di Simone Scafidi che il re del brivido italiano siede ormai di fatto nell’Olimpo dei maestri. A proposito dei quali va fatto largo a Roman Polanski, fresco novantenne, e al suo The Palace (cast stellare), commedia nera corale su un caotico veglione di Capodanno 2000, scritta insieme a Jerzy Skolimowski.
Caos – ma più psicologico e sensoriale – che abita anche Hoard (SIC) dell’inglese Luna Carmoon, dramma familiare intessuto di provocazioni visive e sconfinamenti nell’assurdo. Oggi è anche il giorno del secondo Leone d’Oro alla Carriera di questa Mostra: l’attore hongkonghese Tony Leung Chiu-wai.
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