Redenzione cercasi

Una preghiera di pace nel film del maestro Shinya Tsukamoto
di Andrea Zennaro
  • martedì, 5 settembre 2023

Il regista di culto giapponese Shinya Tsukamoto torna a Venezia in Orizzonti, con Hokage (Shadow of Fire) un drammatico racconto degli effetti della guerra sugli esseri umani e sull’orrore di uccidere. Un film che nasce da un’urgenza precisa: «Dato che il mondo si sta allontanando dalla pace, mi sono sentito in dovere di girare questo film, come se fosse una preghiera», ha dichiarato il regista.

In questo suo ultimo film, affronta nuovamente il dramma del secondo conflitto mondiale, come in precedenza in Fires on the Plain (Nobi): qual è stato il suo approccio registico in questo caso?
Per quanto riguarda Fires on the Plain, avevo letto il romanzo Nobi di Shōhei Ōoka alle scuole superiori e ne rimasi profondamente colpito. È rimasta per me una passione di lunga data e per tutto il tempo ho desiderato trasferire il romanzo sul grande schermo. Queste atmosfere hanno esercitato un’importante influenza su di me, spingendomi a tornare ancora una volta a quel periodo storico.

SHADOW OF FIRE

OMBRA DI FUOCO

Il regista di culto giapponese torna sul tema della guerra, con un’ambientazione che ci riporta alla Seconda guerra mondiale, dopo i suoi precedenti “Fires on the Plain” (Nobi) del 2014 e Killing (Zan) del 2018. Una donna s...

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Nel cinema giapponese, la guerra e le sue tragiche conseguenze hanno spesso generato mostri; nella sua filmografia, la mutazione, con echi delle radiazioni atomiche, e la violenza sono una costante. Intravede qualche possibilità di redenzione attraverso le sue opere? Crede che il cinema possa in qualche modo migliorare la società?
In Giappone, il tema della guerra è spesso affrontato nel cinema a vari livelli: per mostrare gli orrori della guerra, narrare le gesta degli eroi e riflettere sugli effetti sulla vita delle persone sottomesse alla dominazione di altri paesi. Non credo che un singolo film possa cambiare immediatamente le cose, ma spero che, attraverso la continua narrazione e rappresentazione degli orrori della guerra, le persone diventino sempre meno inclini ad accettarla. Credo nel potere del cinema nel sensibilizzare le menti delle persone e renderle più consapevoli attorno queste tematiche.

L’importanza delle figure femminili, con la loro forza e determinazione, è cresciuta costantemente lungo il suo percorso registico, e ciò si riflette anche nella sua nuova opera. Potrebbe essere questa una via di salvezza dagli orrori, un riscatto per il genere umano?
Condivido completamente la sua riflessione. Nel corso delle mie prime opere, le donne erano effettivamente più forti sia fisicamente che in scene di violenza in cui picchiavano gli uomini, ma erano spesso figure marginali, completamente isolate all’interno di una società patriarcale. Poi c’è stato un cambiamento e, nei miei film più recenti, le donne hanno assunto un ruolo centrale nel determinare le sorti delle famiglie, mostrando una forza di carattere e interiore, diversa da quella fisica ma altrettanto fondamentale.

Qual è il suo rapporto con il cinema italiano?
Amo profondamente il cinema italiano. In particolare sono affascinato dal lavoro di Federico Fellini e, soprattutto, da Amarcord, che ho visto quando avevo quindici anni. Questo film mi ha ispirato enormemente. Inoltre, ho una grande ammirazione per il cinema di Dario Argento, per come lui affronta l’erotismo nei suoi film, un aspetto che ho trovato affascinante e intrigante.

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