Novantunesimo anno di vita, edizione n. 80. Venezia è come quelle vecchie signore che non smettono mai di stupire, giovani dentro, vitali fuori. Con il Presidente Roberto Cicutto abbiamo cercato di attraversare questo corpo in perenne movimento individuando le tracce nuove che segneranno questa attesissima edizione della Mostra.
80 volte Venezia. Un suo ricordo stringente
Prima di divenire Presidente de La Biennale io sono stato un produttore cinematografico veneziano; quindi il mio è un ricordo di Roberto Cicutto in quanto persona, libero da implicazioni istituzionali. Anzi, diciamo meglio che prima ancora di essere un produttore sono stato un ragazzo veneziano appassionato di cinema che si è trovato la Mostra, questa straordinaria, immaginifica kermesse cinematografica, sotto casa quasi naturalmente. Quindi, così come accade per molte altre esperienze della vita, il ricordo più stringente riguarda la prima volta, la mia prima Mostra del Cinema nei panni di giovane spettatore.
1964, 25. edizione, Arena all’aperto, proiezione de Il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini. Avevo 16 anni, era il mio esordio assoluto ad un festival e lo facevo sotto le stelle, nella mia città, trovando sullo schermo un film assolutamente sconvolgente. Data la giovane età ammetto di averci capito poco o niente, ma deve essere stato comunque un imprinting fortissimo, capace di scavare in profondità, se successivamente ho deciso di fare del cinema parte strutturale, pervasiva della mia vita.
La sfida strutturale nel vivo della cittadella del cinema
In primis, già come l’anno scorso, assistiamo ad un ampliamento delle sale e ad un loro efficientamento significativo anche dal punto di vista tecnologico. La vera novità di quest’anno è che attraverso la costruzione di strutture permanenti come la scala esterna e l’ascensore, che mettono in collegamento i diversi piani del Casinò, questo diventa a tutti gli effetti un luogo in possesso di tutte le liberatorie di idoneità, agibilità e sicurezza canoniche per l’apertura al pubblico, quindi senza più restrizioni, non più accessibile ai soli accreditati. Inoltre le tre sale presenti all’interno del Casinò – Perla, Volpi e Casinò – per la prima volta nella storia della Mostra vengono oggi riconosciute come sale di proiezione a tutti gli effetti, aperte al pubblico, con un aumento dell’effettiva fruibilità del Festival.
Evento a dir poco storico, con Sala Perla in primis e Sala Laguna, ora Sala Mosaici, dove hanno luogo le conferenze stampa, che vengono classificate di categoria A per gli elevati standard di tecnologia raggiunti.
C’è poi da registrare l’altissimo livello di efficientamento energetico raggiunto dai nostri spazi, quello sì totalmente a carico della Biennale grazie ai fondi collaterali del PNRR. Gli investimenti infrastrutturali al Casinò sono stati presi in carico dal Comune, noi ci siamo occupati ‘solo’ degli interni, delle finiture e delle attrezzature tecnologiche. Inoltre tutto il lavoro inerente lo sfruttamento delle energie alternative, con i pannelli solari e quant’altro verrà predisposto a riguardo da qui al 2026 al Casinò, è stato e sarà direttamente da noi assolto. Si tratta di un intervento di straordinaria rilevanza che possiamo accostare come mole a quanto porteremo avanti ai Giardini e all’Arsenale. Non propriamente cosa da poco, se solo consideriamo, tanto per soffermarsi su uno degli interventi più rilevanti, che ai Giardini non si sta semplicemente ristrutturando, ma rifacendo completamente il Padiglione Centrale. Già oggi tutti gli approvvigionamenti energetici provengono da energia green che autoproduciamo con un’autosufficienza piena da qui al 2026, termine previsto per la fine dei lavori.
Ci tengo infine a sottolineare che al 31 dicembre 2023 tutti gli adempimenti e i progetti, comprese le assegnazioni degli incarichi per la realizzazione dei lavori, saranno completati, come previsto dal calendario del PNRR. Anche questa non proprio un’impresa di poco conto.
In sala: idee per una crisi che chiede coraggio
Nella corrente stagione assistiamo ad un fenomeno certamente positivo, ma ad altissimo rischio di mal interpretazione: il fatto che in un’estate torrida come questa le sale cinematografiche si siano riempite con una pellicola record mondiale di incassi quale Barbie, e ora si spera anche con Oppenheimer, non può autorizzarci a ritenere, a illuderci in sostanza, che la crisi delle sale sia in via di superamento. Figuriamoci. La soluzione del problema arriverà nel momento in cui si stabilirà un effettivo equilibrio fra la fruizione cinematografica domestica e quella tradizionale in sala. Il festival non può fare moltissimo a riguardo, salvo lanciare delle idee e proporre percorsi utili derivanti da esperienze concrete. La Mostra del Cinema ha lanciato una programmazione su misura per giovani e giovanissimi, basandosi su un presupposto diverso rispetto a quello che fino ad ora informava in maniera prevalente la sua attività, portando i ragazzi in sala anche durante il periodo scolastico, facendo loro vedere i grandi classici o invitandoli a partecipare attivamente a rassegne tematiche. Sono stati scelti a tal fine titoli che servono a far capire ai ragazzi come sia profondamente diversa la fruizione cinematografica tra le mura domestiche rispetto a quella in sala. Prendiamo un esempio banale, E.T. l’extra-terrestre, pietra miliare di Spielberg, film che un ragazzo può aver visto in televisione anche tre, quattro volte, ma destinato in sala ad avere su di lui un impatto visivo ed emozionale completamente differente, direi nettamente più potente. Insomma, noi riteniamo con estrema convinzione che un grande festival internazionale quale è il nostro debba anche svolgere una funzione in qualche modo laboratoriale, lanciando nuove idee, progetti innovativi, dando concretezza a slogan che spesso rimangono vuoti perdendosi così nel vento. Il nostro impegno verso il futuro sta decisamente dentro a quello che è un obiettivo per noi assolutamente prioritario: far emozionare questi ragazzi come solo un festival può riuscire a fare. Con l’alfabeto giusto, conoscendo la grammatica, la lingua di queste nuove generazioni. È del tutto inutile pensare che le piattaforme siano il nemico numero uno. Il progresso tecnologico è sempre andato avanti con le sue dicotomie: muto/sonoro, bianco e nero/colore, pellicola/digitale. Il fulcro vero di ogni discussione a riguardo sta tutto nella necessità di ritrovare, da parte di tutto il sistema, un equilibrio che consenta di individuare la chiave migliore per poter produrre un film nel tempo presente, costruendo in particolare nei più giovani una lucida coscienza, una compiuta consapevolezza della diversità delle varie forme di fruizione delle immagini in movimento. È necessario ridefinire le modalità di frequentazione delle sale, comprendendo quali prodotti, quali tipologie di produzioni cinematografiche comunichino l’imprescindibilità esperienziale di essere fruiti in una sala al buio su un grande schermo. Credo che i festival debbano certamente lavorare forte per quanto possono in questa direzione vitale.
Una Mostra ‘virtuale’ nel futuro
Venezia è l’unico festival internazionale di prima fascia ad avere una sezione competitiva di cinema VR. Questa iniziativa ha suscitato un interesse straordinario non solo per la possibilità di immergersi, è proprio il caso qui di dirlo, emozionalmente in questi nuovi prodotti, ma anche per l’opportunità che offre a operatori del settore e dei media di cimentarsi su una riflessione profonda attorno a questa nuova tecnologia ancora in pieno divenire nella costruzione di un suo definito linguaggio.
Lo sciopero di Hollywood e l’Intelligenza Artificiale
Lo sciopero imperante a Hollywood ha due implicazioni importanti: la prima è che la gente, soprattutto dopo la pandemia, ha capito quanto il mondo dell’intrattenimento non sia fatto solo di star privilegiate e ben retribuite, ma anche di centinaia di migliaia di lavoratori, persone che mettono faccia, voce e talento in ruoli minori non venendo minimamente tutelati dal punto di vista professionale; la seconda implicazione riguarda la riflessione sull’Intelligenza Artificiale, ormai vista come un qualcosa che riguarda praticamente ogni tipo di professione. Bene, quindi, che sia stato sollevato il problema di uno sviluppo tecnologico senza controllo e senza regole: danneggiare le dinamiche della creazione artistica è una cosa che riguarda tanto i grandi scrittori quanto un figlio che va a scuola e deve imparare a scrivere. Ecco allora che una riflessione sulle nuove tecnologie, portata avanti com’è stata impostata da noi con il VR, può aiutare a ragionare in maniera più aperta ed approfondita, fuori da schemi precostituiti.
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