Il critico cinematografico Michele Gottardi e il drammaturgo Paolo Puppa conversano con Fabrizio Borin, autore del libro “Cinemanie d’autore. Tre chiodi fissi per lo schermo: Fellini, Hitchcock, Tarkovskij” (Venezia, Cafoscarina 2021).
Questo libro racconta alcune manie cinematografiche con la consapevolezza che il chiodo fisso di Fellini, Hitchcock e Tarkovskij si è radicato nel tempo contestualmente alla poetica, e allo stile creativo delle tre carriere. Ma mentre il discorso è agevole per Fellini e Tarkovskij, per Hitchcock, data la differente essenza della sua mania, che si fissa su un oggetto invece che sullo spettacolo o su un elemento della natura, la questione è alquanto differente perchè più intrigante, decisamente ambigua e sovente “oscura”: altrimenti che fissazione sarebbe.
Tra gli elementi comuni alle manie del nostro trio registico, due di questi sono la luce e il movimento, nuclei essenziali senza i quali parlare di cinema semplicemente non avrebbe alcun sento. In queste pagine, il secondo abbraccia la luce che riguarda l’illuminazione della pista del circo e i riflettori che mettono a fuoco i clowns felliniani, le luci degli enigmatici paralumi hitchcockiani, per posarsi conclusivamente sui mutevoli riflessi delle inquiete acque tarkovskiane.