Considerata l’opera teatrale più compiuta di Jean Cocteau, I parenti terribili segna una svolta nell’approccio dell’autore al teatro. Abbandonando la raffinata acrobazia intellettuale che aveva caratterizzato i suoi lavori precedenti, Cocteau adotta un linguaggio più diretto, rivolgendosi a un pubblico più ampio rispetto all’élite per cui aveva scritto fino a quel momento. Una scelta che gli ha garantisce uno dei maggiori successi della sua carriera.
Il testo racconta la storia di una famiglia chiusa in sé stessa e isolata dal mondo esterno. Michel, giovane viziato e legatissimo alla madre Yvonne, rompe l’equilibrio annunciando di amare Madeleine. Questo scatena una serie di conflitti, mentre emergono segreti che sconvolgono ulteriormente i rapporti familiari.
Con questa produzione, Filippo Dini, Direttore del Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale, in veste di regista e interprete, prosegue la sua indagine sull’inferno familiare, già esplorata in Casa di bambola e Agosto a Osage County. Il suo lavoro si distingue per una particolare attenzione al ruolo dell’attore e per una visione innovativa che rinnova la tradizione del capocomicato.
Le repliche dell’8 e 9 febbraio prevedono l’uso di tecnologie digitali, come tablet, smart glasses e cuffie, per rendere lo spettacolo accessibile anche a persone sorde, ipoudenti, cieche o ipovedenti, grazie a sottotitoli e audiodescrizioni.
Intervista a Filippo Dini, neodirettore artistico del Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale