Ospite dell’ultimo appuntamento di Candiani Groove il gruppo con base in Svizzera che fonde musica indonesiana, la cultura indiana e quella persiana. Khayal che in arabo significa “immaginazione”, è una delle principali forme di musica classica indonesiana, una tradizione millenaria in cui l’espressività non ha limiti. Un progetto multietnico dove s’incontrano diversi mondi che creano un linguaggio universale: ai confini della Tunisia, dell’India meridionale, della Spagna, della world music e del jazz. Questa formazione accoglie quattro diverse sensibilità artistiche e umane, capaci di fondersi in un unico copro musicale. Amine Mraihi è considerato la voce contemporanea e il volto della musica araba e un simbolo universale di intercultura. Ha suonato nei più importanti teatri arabi, dal Medina Theatre di Beirut all’Opera House del Cairo, oltre che al Kennedy Center a Washington o al festival di Montreux e al Cully Jazz Festival. Il viaggio senza fine di Raphaelle Brochet nel mondo delle arti dello spettacolo l’ha portata a diventare un’artista poliedrica. Dopo il debutto a 17 anni con Floris Nico-Bunink e gli studi jazz nei conservatori francesi, ha trascorso un anno a Montreal e un altro a New York, prima di trasferirsi nel sud dell’India per più di 20 anni. Baiju Bhatt ha scoperto il violino all’età di sei anni e ha completato gli studi di musica classica al Conservatorio di Losanna fino all’età di 20 anni. Shayan Fathi, nato a Teheran, ha iniziato a suonare la batteria/percussioni all’età di 10 anni in Austria, dove è presto diventato una figura importante nella scena musicale.