PHILIPPE-DASCOLA

LO STATO DELL’ARTE: PHILIPPE DESCOLA

L’arte prima dell’arte
mercoledì
8 Maggio 2024
alle 18:00

Terzo appuntamento de Lo stato dell’arte, il ciclo di incontri curato da Barbara Carnevali che invita importanti personalità del mondo della cultura internazionale a una riflessione inedita sullo stato attuale dell’arte.
Dopo il debutto con la scrittrice Rachel Cusk e, a seguire, la filosofa americana Judith Butler, la rassegna prosegue sul palco del Teatrino di Palazzo Grassi con l’antropologo francese Philippe Descola (Parigi, 1949) che incontra Barbara Carnevali per presentare il contributo realizzato su invito di Palazzo Grassi: L’arte prima dell’arte.
L’arte prima dell’arte analizza la relazione tra l’umanità e la produzione di immagini in un viaggio che intreccia antropologia, archeologia e storia. Solo una minuscola isola nell’oceano di raffigurazioni che l’uomo ha realizzato nei millenni può infatti definirsi arte nel senso che oggi attribuiamo al termine. In questa indagine appassionante, Philippe Descola rivoluziona il nostro modo di guardare all’arte. Non identifica stili o correnti, non studia le circostanze filosofiche, sociali o economiche, le motivazioni estetiche o psicologiche alla base della figurazione, ma compone un inventario delle varie forme di «incarnazione» con cui gli esseri umani hanno rappresentato e rappresentano il sovrasensibile. Alcune di esse mettono radicalmente in discussione le nostre abituali categorie di pensiero, in particolare l’opposizione tra natura e cultura su cui si è costruita la moderna concezione del mondo. Non rappresentano l’incarnazione del Dio monoteista ma quella degli spiriti, delle divinità plurali e intermedie che interagiscono connettendo, e spesso confondendo, l’umano e il non umano. L’antropologo francese commenta tali forme muovendosi tra secoli, continenti e popolazioni, dall’Amazzonia alla Siberia, dall’Himalaya all’Australia. Questo viaggio affascinante attraverso le manifestazioni del sovrasensibile rappresentate dall’«arte prima dell’arte» si conclude alle soglie del contemporaneo.

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