Bianconero Veneto

La fortuna della stampa antica a Venezia e in Europa
di Luisa Turchi

Oltre 180 capolavori appartenenti al ricco corpus grafico delle raccolte civiche di Bassano del Grappa e a rilevanti collezioni pubbliche e private compongono la mostra Rinascimento in bianco e nero, dedicata all’incisione veneziana e a quell’autentica rivoluzione mediatica che fu la nascita e la diffusione della stampa.

Nel XVI secolo, Venezia è il principale centro italiano per la realizzazione e distribuzione delle stampe, in un continuo confronto dialettico con la pittura. Uno straordinario, fiorente periodo che registra una rivoluzione d’immagini su vasta scala: matrici originali, repliche e varianti fanno della diffusione delle incisioni un fenomeno il cui successo è assimilabile alla “rivoluzione digitale” di oggi. La doppia mostra Rinascimento in bianco e nero. L’arte dell’incisione a Venezia (1494-1615) – nelle due sedi di Ca’ Rezzonico a Venezia e del Museo Civico a Bassano del Grappa – a cura dei due autorevoli studiosi Giovanni Maria Fara e David Landau, si accompagna ad un ricco catalogo che ne rispecchia le dieci sezioni cronologico-tematiche, indagando con acribia ed eleganza di allestimenti e contenuti pregni di informazioni didascaliche, più di 180 opere tra incisioni a bulino, acquaforte, acquatinta, puntasecca e xilografie. È di scena l’intramontabile fascino del “doppio colore” o del chiaroscuro, evidenziato con la forza del disegno bidimensionale nella tridimensionalità espressiva apparente delle sue nigrae linee, dal piccolo al grande formato.

Le opere bassanesi provengono dalla donazione della collezione Remondini al Museo Civico, mentre quelle veneziane arrivano dalle preziose raccolte dei Musei Civici, dalla Biblioteca Nazionale Marciana, la Fondazione Giorgio Cini, l’Accademia di Belle Arti di Venezia, la Scuola Grande di San Marco, la Biblioteca del Museo Correr, oltre alla Biblioteca Queriniana di Brescia, la Biblioteca Palatina di Parma, il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie degli Uffizi. Una valorizzazione del patrimonio veneto dell’arte grafica ed editoriale di un’epoca ricercata e iconica, quella del Rinascimento degli umanisti e del Manierismo. Un’esperienza visiva che unisce, avvicinandoli, i confini geografici e linguistici. Ed anche un’impegnativa campagna di restauro grazie a Save Venice, The Versailles Foundation, Mary Ellen Oldenburg e Tina Walls. Fra le opere di artisti esposti, italiani ed europei, ci sono quelle di Andrea Mantegna, Albrecht Durer, Jacopo de’ Barbari, Tiziano e la bottega, Tintoretto, Veronese, Ugo da Carpi, Domenico Campagnola, Agostino Carracci e Giuseppe Scolari. Allo scadere del Quattrocento, nell’ambito dell’editoria illustrata e tipografia veneziana, vengono concessi Privilegi ad e per autori originali, con possibilità di pagare meno dazi e di stampare un certo numero di copie esclusive. Dal 1496 Aldo Manuzio, in particolare, riceve un privilegio per il suo nuovo carattere greco.
Nella sezione “Grandi formati”, troneggiano la Veduta di Venezia di Jacopo de’ Barbari del 1500, xilografia stampata su sei blocchi con la rappresentazione di Venezia dall’alto, storica imago urbi d’eccezione, ed anche la gigantesca e anonima Sommersione del Faraone nel Mar Rosso. Fra gli “Incisori veneti e forestieri fra primo e secondo decennio del Cinquecento”, Albrecht Dürer emerge come “nuovo Apelle della grafica” con la sua incisione a bulino Adamo ed Eva (ripresa da Agostino Veneziano o Marcantonio Raimondi e Benedetto Montagna) e la xilografia La Visione dei sette candelabri riprodotta da Domenico Campagnola, autore di paesaggi d’invenzione. Nicolò Boldrini e Cornelis Cort riprendono dipinti tizianeschi con Santi immersi nella solitudine di teatrali scenografie ambientali.

Editori e poligrafi come il forlivese Francesco Marcolini o Gabriele Giolito originario del Vercellese, si distinguono nell’illustrazione del libro veneziano alla metà del Cinquecento, con esemplari di testi di arte e architettura, letteratura, poesia e scienze. Se è vero che tramite le stampe e le pubblicazioni di volumi facilmente trasportabili si facilita la divulgazione di stili ed esperienze artistiche, come faceva notare Vasari, favorendo scambi fra “le maniere d’Italia” e quelle “degli stranieri et oltramontani”, la mostra getta luce anche sui rapporti fra incisori e artisti del tempo (non sempre infatti c’è ovviamente un rapporto di reciproca, diretta o contemporanea conoscenza) e, soprattutto, sfata il mito che l’incisione sia solo una mera riproduzione e non possa costituire quasi mai un’opera autonoma e a sé stante, smentendo altresì il suo presunto rapporto di inferiorità e subalternità rispetto alla pittura e scultura, secondo il pregiudizio comune.

L'arte dell'incisione a Venezia (1494-1615)