Che fine han fatto gli dei?

Alessio Boni e Iaia Forte portano l'Iliade al Toniolo
di Livia Sartori di Borgoricco

Dal 23 al 28 gennaio al Teatro Toniolo di Mestre, sei repliche de Iliade. Il gioco degli dei con Alessio Boni e Iaia Forte. A dieci anni dalla sua costituzione, dopo I Duellanti e Don Chisciotte, il gruppo teatrale del Quadrivio riscrive e mette in scena l’Iliade per specchiarsi nei miti più antichi della poesia occidentale e nella “guerra di tutte le guerre”.

Alessio Boni è interprete e regista di questo nuovo spettacolo ispirato al poema omerico, ma anche coautore insieme a Roberto Aldorasi, Francesco Niccolini e Marcello Prayer. È dunque ancora la grande letteratura classica ad attrarre l’artista, che nella scorsa stagione è stato molto apprezzato per la rilettura del Don Chisciotte di Cervantes.
Incentrata sulla guerra di Troia, l’Iliade offre a Boni e alla sua compagnia l’occasione di osservare lo strano mondo delle divinità classiche, dei miti più antichi e della guerra, argomento che purtroppo non cade mai in disuso. «Sono causa di tutto ma non hanno colpa di nulla, capricciosi, vendicativi, disumani: sono gli dei immortali, e la loro commedia è la tragedia degli uomini, da sempre. Da un po’ di tempo però qualcosa è cambiato: sono diventati pallidi, immagini sbiadite dell’antico splendore, hanno perso i loro poteri e non sanno spiegarsi né come né quando sia iniziato il loro tramonto» immaginano i registi nelle loro note.
«Non s’incontrano dai tempi di Elena, Achille, Ettore, Andromaca, Priamo, Ecuba, Agamennone, Patroclo, Odisseo e degli altri personaggi di cui si divertivano a muovere i fili del destino, ma oggi un misterioso invito li riunisce tutti, dopo tanto tempo. Chi li ha invitati? E per quale motivo?». Uno spettacolo che racconta un mondo in cui l’etica del successo non lascia spazio alla giustizia e gli uomini non decidono nulla, ma sono subiti dagli dei in una guerra senza vincitori né vinti.
La coscienza e la scelta non sono ancora cose che riguardano gli umani: la civiltà dovrà attendere ancora per conoscere la responsabilità personale e tutto il peso della libertà da quegli dei. La scelta dell’Iliade è legata ad un obiettivo preciso: quello di riempire il teatro di giovani. «L’Iliade – dichiara Boni – ha tutte le carte in regola per garantire questo risultato […] Di primo acchito l’Iliade sembra una grande esaltazione della guerra. In realtà ci sono dei momenti di grazia e pace, come quando Andromaca supplica Ettore di non partire. Questo è il messaggio che vogliamo condividere: possiamo essere tutti portatori di pace, se lo vogliamo».

Foto: Rossetti PHOCUS

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