Classico moderno

Alla Fenice il Don Giovanni di Michieletto, dal 16 al 25 maggio
di Fabio Marzari

Un classico tra i classici firmato da uno dei più grandi registi italiani, tra rivisitazione e omaggio rigoroso.

Torna in scena alla Fenice nella pluripremiata versione con la regia di Damiano Michieletto il Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart. Sono nove le repliche previste a maggio nei giorni che vanno dal 16 al 25. Robert Treviño dirige Orchestra e Coro della Fenice, con un doppio cast con i baritoni Markus Werba e Alessio Arduini nel ruolo di Don Giovanni, i soprani Zuzana Markova e Desirée Rancatore in quello di Donna Anna, i tenori Francesco Demuro e Leonardo Cortellazzi in quello di Don Ottavio; Francesca Dotto e Carmela Remigio in quello di Donna Elvira, i baritoni Alex Esposito e Omar Montanari in quello di Leporello, i bassi William Corrò e Lodovico Dilippo Ravizza in quello di Masetto e i soprani Lucrezia Drei e Laura Ulloa in quello di Zerlina, affiancati da Gianluca Buratto nel ruolo del commendatore. Maestro del Coro Alfonso Caiani, maestro al clavicembalo Roberta Ferrari, light designer Fabio Barettin.

Il dramma giocoso in due atti su libretto di Lorenzo Da Ponte fu rappresentato per la prima volta a Praga il 29 ottobre 1787 ed ottenne un largo successo. Don Giovanni è un nobile cavaliere con una passione sfrenata per le donne; pur di conquistarle, non esita ricorrere ad inganno e menzogna. Nelle sue imprese coinvolge anche il suo servitore Leporello, abituato alle follie del suo padrone. La povera Donna Elvira, da lui sedotta e abbandonata, spera ancora di redimerlo; Donna Anna, invece, vuole vendetta: Don Giovanni ha tentato di violentarla e le ha anche ucciso il padre. Don Giovanni non pago si mette a corteggiare la contadinella Zerlina, suscitando la gelosia di Masetto, il suo promesso sposo. Si invaghisce anche della cameriera di Donna Elvira, e per conquistarla mette in atto l’ennesimo inganno; si scambia gli abiti con Leporello. Masetto, Zerlina, Donna Elvira, Donna Anna e Don Ottavio, fidanzato di Donna Anna, vedendo Leporello, lo scambiano per Don Giovanni e lo vogliono uccidere; ma lui riesce a fuggire. Leporello e Don Giovanni si ritrovano al cimitero, proprio vicino alla tomba del Commendatore, il padre di Donna Anna. Don Giovanni sfida la sua statua e la invita anche a cena. La statua accetta, e quella sera stessa si presenta a casa di Don Giovanni: gli chiede più volte di pentirsi, ma lui risponde sempre di no. Allora una grande voragine di fuoco si apre sotto i suoi piedi, e Don Giovanni precipita all’Inferno. Michieletto ambienta l’intera vicenda in una villa di fine ‘700 dalle tappezzerie un po’ consumate, dall’arredo spoglio e dominata da luci opache, che proiettano lunghe ombre: una struttura scenica circolare, in movimento quasi perpetuo che crea un clima oppressivo, quasi angosciante, un mondo dominato dalla violenza e dall’oppressione psicologica, una decadenza di valori e di punti di riferimento. Don Giovanni è più che mai la forza vitale dell’intera vicenda, che risucchia l’energia degli altri personaggi. «Don Giovanni ti sfugge continuamente, – spiega Michieletto – quando vuoi cercare di definirlo, lo stai limitando. Ho preso le mosse dai tratti della psicologia di Don Giovanni che mi hanno emozionato, partendo da quel che emerge dal canto di Leporello all’inizio dell’opera, che, con una sintesi tipica dei personaggi semplici, e proprio in un momento in cui la sua affermazione rischia di passare inosservata, sembra parlare di sé stesso, ma in realtà ci dice una cosa fondamentale del “cavaliere estremamente licenzioso”: ‘Notte e giorno faticar / per chi nulla sa gradir’. Don Giovanni è una persona che nulla sa gradire, e che non troverà mai qualcosa che appagherà i suoi desideri. E quindi non potrà mai stupirsi o commuoversi, perché sono emozioni che lo frenerebbero…».

Foto in evidenza: Michele Crosera

Stagione Lirica e Balletto 2023-2024