Nel centenario della nascita della grandissima fotografa austriaca (Graz, 1923 – New York, 2002), Palazzo Grimani ospita la mostra Inge Morath. Fotografare da Venezia in poi: 200 immagini tratte dai suoi reportage in giro per il mondo, dalla Spagna alla Francia e poi Iran, Cina, Stati Uniti, Russia.
Una speciale sezione focalizza l’attenzione sulle immagini che Inge Morath scattò a Venezia, circa un’ottantina, esposte per la prima volta in Italia.
Il primo incontro tra la fotografa e Venezia fu in occasione del suo viaggio di nozze nel 1951, arrivata nella città lagunare con il neosposo Lionel Burch: Inge Morath si innamorò perdutamente della città, delle Isole, di Carpaccio e di Tiepolo, della luce, della gente e dei gatti… All’epoca del primo soggiorno veneziano, la Morath lavorava in Magnum non come fotografa ma come collaboratrice redazionale. Si occupava, anche grazie alla sua conoscenza delle lingue, della realizzazione delle didascalie che accompagnavano le immagini dei suoi colleghi fotografi, del calibro di Henri Cartier-Bresson, David Seymour, George Rodger e Robert Capa. In quel novembre, la luce di Venezia sotto la pioggia la stregò tanto da indurla a chiamare Robert Capa, responsabile della Magnum, per suggerirgli di inviare un fotografo in grado di catturare la magia che tanto la stava stupendo. Capa le rispose che un fotografo di Magnum a Venezia c’era già: era lei con la macchina fotografica. Non restava che comprare un rullino, caricarla e iniziare a fotografare. «Fotografare – affermò Morath – è un fenomeno strano. Ti fidi dei tuoi occhi e non puoi fare a meno di mettere a nudo la tua anima».
Fu quello il primo reportage che Inge fece per l’Agenzia Magnum. Era nata a Graz, in Austria, nel 1923 successivamente si era trasferita a Berlino dove aveva studiato lingue, parlava inglese, francese, spagnolo, rumeno, russo e persino mandarino. Tutto ciò le fu molto utile durante i suoi viaggi, riuscì infatti a instaurare rapporti profondi con le varie popolazioni, tanto che i suoi reportage hanno sempre una connotazione culturale, sociale, etnografica e non si limitano a una mera attività docu- mentale. Fece la giornalista, poi l’interprete e infine entrò nell’agenzia Magnum nel 1949 come redattrice, ma nel 1953 grazie a Robert Capa, che capì subito di quanto talento fosse dotata, diventò la prima donna a farne parte come fotografa. Fondamentali nel suo percorso artistico saranno il fotografo Henri Cartier-Bresson e più avanti l’artista Saul Steinberg, da questo sodalizio derivarono le celebri foto con le maschere ricavate da un sacchetto di carta.
Sul set de Gli spostati, impegnata in un reportage, conosce Arthur Miller, al tempo marito della protagonista del film, Marilyn Monroe, tra i due nascerà un legame profondo che li porterà nel 1962 al matrimonio. Si trasferì negli Stati Uniti e con il marito proseguì nei suoi viaggi, insieme frequentarono l’élite culturale del tempo, a cui la Morath fece celebri ritratti.