Poetico, onirico, furioso

Vedova letto da Toni Servillo nel documentario di Tomaso Pessina
di Marisa Santin

RAI 5 ripropone il documentario Emilio Vedova. Dalla parte del naufragio, presentato alla 76. Mostra del Cinema di Venezia.

Non sempre abbiamo la fortuna di sentire la viva voce di un grande artista. Nel caso del documentario Emilio Vedova. Dalla parte del naufragio (trasmesso in questi giorni su RAI 5) la fortuna è doppia: il regista Tomaso Pessina ha messo insieme le parole del diario dell’artista lette da Toni Servillo e alcuni video che ritraggono Vedova nel suo laboratorio attorniato da quadri, colori e pennelli. Riproponiamo l’intervista fatta al regista nel settembre 2019, in occasione della presentazione del documentario alla Mostra del Cinema di Venezia.

Abbiamo scavato nell’archivio sterminato della Fondazione Emilio e Annabianca Vedova per cercare parole che potessero condurci come una bussola all’interno del suo percorso pittorico.

Come ha lavorato sulle fonti e sul materiale d’archivio?
Chi meglio dell’artista stesso è in grado di dirci qualcosa di autentico sull’origine di questo segno? Abbiamo scavato nell’archivio sterminato della Fondazione Emilio e Annabianca Vedova per cercare parole che potessero condurci come una bussola all’interno del suo percorso pittorico. I suoi diari ci hanno illuminato. Le parole che lui scrisse testimoniano la sua personalità e i suoi tempi con un linguaggio fortissimo, sempre al confine tra il poetico e l’errabondo, tra l’onirico e il furioso.

Quello di Vedova è un segno forte e incisivo che pervade Venezia. Com’è riuscito a restituire il rapporto dell’artista con la sua città?
Emilio Vedova e Venezia: non saprei neanche come si possano scindere. Vedova pervade Venezia, ma anche la città stessa pervade l’opera dell’artista. Dentro Vedova c’è tutta la tradizione pittorica veneziana e soprattutto c’è Tintoretto. Un momento molto forte del documentario è quando il ritratto di Tintoretto e il primo piano di Vedova sembrano confluire uno nell’altro. Abbiamo cercato di raccontare questa simbiosi intervistando persone che avessero conosciuto personalmente Vedova o che avessero un rapporto privilegiato con la città. Siamo andati a Ca’ Pesaro, a Palazzo Ducale, alla Collezione Peggy Guggenheim e in altri luoghi di Venezia seguendo quel filo che riconduce a lui. Tutti gli intervistati avevano davanti a loro un quadro dell’artista. Le interviste stesse sono state immaginate non come un dialogo intervistatore-intervistato, ma piuttosto come uno scambio tra l’intervistato e un’opera di Vedova.

Quando abbiamo pensato a un attore in grado di recitare le parole del diario, il suo non è stato il primo nome della lista: è stato l’unico.

Il documentario alterna la voce vera di Vedova a momenti in cui Toni Servillo legge alcuni brani del diario dell’artista, dando voce al suo pensiero…
Toni Servillo ha affrontato questo progetto con una sensibilità straordinaria, anche grazie alla sua passione genuina per Vedova. Quando abbiamo pensato a un attore in grado di recitare le parole del diario, il suo non è stato il primo nome della lista: è stato l’unico. Si è avvicinato a questo progetto con una generosità straordinaria, portando in dote oltre al suo sterminato talento recitativo anche la cultura necessaria per interpretare al meglio i pensieri dell’artista.

Cosa vorrebbe che rimanesse del suo documentario al pubblico?
Grazie alla Fondazione Emilio e Annabianca Vedova e a Twin Studio abbiamo voluto risaltare la furia creativa di questo personaggio straordinario, la fortissima passione di un pittore che non è stato solo pittore, ma essenzialmente un uomo del suo tempo. Un tempo vissuto con trasporto ed emozione, senza risparmiarsi mai. Nell’arte e nella vita.

Emilio Vedova

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