Richard e Venezia

Il sovraintendente della Fenice Fortunato Ortombina racconta il ritorno di Wagner a Venezia
di Fabio Marzari

L’Olandese volante di Richard Wagner è in scena alla Fenice dal 22 giugno prossimo in un nuovo allestimento con la regia di Marcin Lakomicki, le scene di Leonie Wolf, i costumi di Cristina Aceti e il light design di Irene Selka. Orchestra e Coro sono diretti da Markus Stenz, con Alfonso Caiani preparatore del Coro.

Fortunato Ortombina, Sovrintendente della Fenice ci offre il suo racconto dello spettacolo, incluse divagazioni, colte e pertinenti, sul musicista di Lipsia.

«Finalmente Wagner torna alla Fenice, con un intento programmatico che non si limiterà alla recita di quest’opera, in virtù del rapporto particolare che legava il compositore a Venezia. Non va scordato che Wagner era un assiduo avventore del Caffè Lavena di Piazza San Marco, dove amava ascoltare i concerti della banda comunale cittadina: abbiamo anche la testimonianza del direttore di questa banda, che nel 1882 venne avvicinato da un anziano signore molto elegante che gli chiese di ripetere la sinfonia La gazza ladra, appena eseguita. Richiesta che il direttore non poté soddisfare, perchè proveniva da una persona sola e non dalla Piazza o da un gruppo più numeroso di spettatori. Il signore elegante comprese e salutò, ringraziandolo comunque. Immaginate la faccia del direttore quando il primo clarinetto lo mise al corrente dell’identità dell’elegante signore: Richard Wagner.

Egli era un ascoltatore attentissimo dell’orchestra comunale e del repertorio operistico italiano che veniva proposto in Piazza San Marco, a sfatare il falso mito secondo cui il compositore tedesco guardasse con sufficienza a quel repertorio. Per quale motivo avrà chiesto di risentire La gazza ladra, che di sicuro conosceva? Probabilmente per aver sentito, nel primo ascolto, combinazioni di strumenti a fiato che lo avevano incuriosito e stimolato.

La prima opera di Wagner rappresentata a Venezia è il Rienzi nel 1874 e appena un anno dopo la sua morte, avvenuta proprio a Venezia nel 1883, va in scena per la prima volta il suo Der Ring des Nibelungen nella versione completa, ciclo di quattro drammi musicali che per buona parte del Novecento sarà rappresentato con discreta regolarità. Sono molti in città gli appuntamenti wagneriani nel corso dei decenni. Nel 1980 Peter Maag dirige alla Fenice un Tristan; suo assistente era un allora ventunenne Christian Thielemann, oggi considerato il più grande direttore wagneriano al mondo, tornato nel 1990 a dirigere il Lohengrin.
Ogni volta che viene eseguito Wagner a Venezia si crea una relazione intima con il pubblico, veneziano e non. Si stabilisce un rapporto di fortissima identità tra le diverse componenti coinvolte in queste esecuzioni: Wagner stesso, la Fenice, gli spettatori.

Venendo allo specifico di Der fliegende Holländer, l’opera fa parte del cosiddetto “Wagner romantico”. La Fenice aveva proposto il Ring tra il 2006 e il 2010, con la direzione di Jeffrey Tate e la regia di Robert Carsen. Un appuntamento importante con un allestimento impegnativo, che non può essere dunque proposto spesso. Ma nei prossimi anni avremo la possibilità di recuperare il tempo perduto, o per meglio dire di ricalibrare gli indirizzi programmatici. Ora abbiamo in programma L’Olandese Volante, a cui seguiranno in futuro Lohengrin e Tannhäuser, fino a quando metteremo in cartellone un altro Ring.

Il nuovo allestimento della Fondazione Teatro La Fenice in programma dal 22 giugno è diretto da Markus Stenz, un musicista che con il teatro lirico veneziano ha un rapporto particolare, avendo iniziato la sua carriera di direttore proprio qui a Venezia ad appena 22 anni. È stato lontano dalla Fenice per tanto tempo e oggi, finalmente, è di nuovo con noi. Oltre a dirigere quest’opera di Wagner, lo ritroveremo nella prossima Stagione impegnato in un’opera di Strauss.

La regia dell’allestimento è affidata a Marcin Lakomicki, giovane professionista molto addentro al repertorio tedesco. Il cast è di assoluto rispetto e vede Toby Spence nei panni di Erik, Franz-Josef Selig ad interpretare Daland, Anja Kampe nelle vesti di Senta; come Olandese Samuel Youn, un basso baritono coreano che ebbi il piacere di ascoltare in un Rigoletto messo in scena nella piazza di Oderzo ben 12 anni fa. Fin da allora mi impressionò favorevolmente e ora lo si trova come uno dei più autorevoli interpreti di questo ruolo. L’Olandese Volante è un’opera in cui il vero protagonista, al di là dei singoli personaggi, è il mare. L’opera inizia con una delle incomparabili ouverture di Wagner. Il mare in tempesta è dipinto come in un poema sinfonico. Le tempeste di Rossini e Meyerbeer sono solo una leggera brezza in confronto all’uragano di Wagner. Inutile dire come l’elemento marittimo leghi ancor di più questo evento alla città di Venezia, che dell’incontro tra mare e terra è avamposto del mondo, culturale e geografico».

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