(2023, Turchia, Germania, Francia, 116')
Nella Turchia degli anni ‘90 la polarizzazione politica della società è sempre più evidente e le tensioni tra laici e musulmani si inaspriscono. I fedeli devoti sono ostracizzati e i dormitori religiosi (yurte) vengono regolarmente minacciati dalle proteste.
Il quattordicenne Ahmet è sconvolto quando suo padre lo costringe ad andare a studiare i fondamentali dell’Islam in uno di quei luoghi. Per il giovane è l’inizio di un nuovo ignoto percorso che lo porta a destreggiarsi tra le aspettative della famiglia, gli obblighi religiosi e la voglia di vivere invece la propria vita come desidera. Un racconto di formazione autobiografico che segna l’esordio nel lungometraggio di Nehir Tuna.
Regista, produttore e sceneggiatore turco, Nehir Tuna è autore di sette pluripremiati cortometraggi in cui combina commenti sociali e un’estetica visiva originale, affrontando storie sulle complesse questioni odierne della Turchia, che si tratti di omosessualità o conservatorismo. Tra questi, En Iyisini Bilir (2012), presentato al Moondance International Film Festival e al Williamsburg International Film Festival, Basur (2015) e Ayakkabi (2019), miglior cortometraggio all’Adana Film Festival e prima incursione nel mondo dei dormitori religiosi, dove lo stesso Tuna ha vissuto da bambino.
Nehir Tuna debutta nel lungometraggio con "Yurt" per Orizzonti
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