Concerti, lezioni, proiezioni e tavole rotonde: dal 5 al 29 novembre Risonanze erranti rinsalda il legame indissolubile tra Venezia e Luigi Nono.
Negli stessi giorni di novembre in cui si tiene a Venezia il festival organizzato dalla Fondazione Luigi Nono, che celebra il centenario della sua nascita, a Roma inizia Politikè, il festival di Nuova Consonanza, in cui la serata del 10 dicembre, Apparizioni invisibili per Luigi Nono, sarà dedicata alla visione dei video originali per la musica acusmatica di Nono. L’annotazione è per significare che, a pochi giorni dalla conclusione dell’edizione 2024 di Biennale Musica, che ha mantenuto le grandi attese della vigilia, altre due istituzioni musicali si sforzano di organizzare festival musicali di alto livello dedicati alla musica creativa contemporanea e del secondo dopoguerra: sono ottimi segnali di una nuova vivacità culturale del settore, che sembrano andare ben oltre la politica mera della resilienza. Il Festival Luigi Nono 2024 ha un titolo, Risonanze erranti, che riecheggia una delle ultime composizioni del musicista veneziano, quel Liederzyklus del 1986 dedicato a Massimo Cacciari, amico e collaboratore di Nono e che due anni prima aveva scritto i testi per il Prometeo. È la felice conclusione di quello che Massimo Mila, in un famoso saggio (Nono, la svolta) avrebbe definito come il quarto stadio della musica di Nono. La prima fase è quella dell’apprendistato formativo delle opere strumentali degli anni Cinquanta; la seconda fase è quella che Mila definisce come “la poesia dell’amore, della giovinezza, della felicità” e comprende le opere di Nono sui testi poetici di García Lorca, Pavese, Ungaretti, Neruda, Machado; la terza fase, che inizia con Il canto sospeso del 1956, è quella del rifiuto di accettare l’egemonia della tecnica e la conseguente apertura della sua musica all’idea poetica, alla storia, all’impegno politico (Intolleranza 1960, La fabbrica illuminata, e si conclude con Al gran sole carico d’amore del 1974). Ed arriva la quarta fase, con ….. sofferte onde serene… del 1974, dove Nono approda al superamento dell’impegno politico direttamente collegato alla creazione musicale (quello personale lo manterrà sempre, fino alla fine). E questa fase è caratterizzata da due eventi fondamentali: la scoperta dell’elettronica e delle potenzialità tecniche offerte dallo studio di fonologia di Friburgo, e l’adozione del suono come elemento fondamentale della ricerca creativa di Nono. È questa la fase in cui Nono conosce e frequenta Massimo Cacciari, «una testa pensante bella e naturalmente provocante», come scrive in una lettera a Mila del febbraio 1981.
Il programma del Festival Nono è decisamente promettente, mettendo insieme concerti, proiezioni, lezioni e tavole rotonde. Ci preme segnalare qui la serata inaugurale del 7 novembre con l’esecuzione di Risonanze erranti. Liederzyklus a Massimo Cacciari, preceduta da un intervento del filosofo veneziano. Il 21 novembre alla Fondazione Prada di Ca’ Corner della Regina ci sarà l’ascolto della versione acusmatica di A floresta è jovem e cheja de vida, opera del 1966 che secondo Enzo Restagno è la sua prima in cui Nono adotta una strategia in cui il trattamento tecnologico ed acustico del suono va di pari passo con l’impegno ideologico. Imperdibile il concerto del 29 novembre al Conservatorio Marcello, ove il pianista Jan Michiels eseguirà quella …..sofferte onde serene…, che non solo è l’opera che apre la fase ultima della carriera di Nono, ma segna l’inizio della collaborazione tra Nono e Maurizio Pollini. È questa l’opera in cui Nono si presenta come ultimo testimone della straordinaria specificità della musica veneziana (dopo i grandi maestri della Cappella Marciana del Seicento, Nono esalta il suono delle campane delle chiese veneziane trasportate dalle onde dei canali). Trentun’anni fa, tre anni dopo la morte del musicista, nasceva la Fondazione Nono dall’impegno della moglie di Nono, Nuria Schoenberg, e delle figlie Serena e Silvia, coadiuvate e supportate da un gruppo di amici, collaboratori e studiosi (tra cui Cacciari, Vedova, Messinis, Alvise Vidolin, Veniero Rizzardi) con l’impegno di preservare e sviluppare la conoscenza della musica di Nono come centro mobile di confluenza di musica, teatro, poesia, ricerca creativa, impegno politico. Come cioè una delle testimonianze più limpide dell’arte del XX secolo, a Venezia, in Italia, nel mondo. Il risultato di questo cammino trentennale è una istituzione culturale che è diventata sempre più autorevole pur mantenendo un approccio non accademico e paludato, un patrimonio irrinunciabile della cultura della nostra città.