1984, il capolavoro di George Orwell che ha elaborato e diffuso il concetto di Grande Fratello arriva per due serate al Teatro Toniolo, il 27 e 28 novembre.
Una produzione Goldenart diretta da Giancarlo Nicoletti (Premio Franco Enriquez 2023), con l’adattamento firmato nel 2013 da Robert Icke e Duncan Macmillan che grande successo ha riscosso a Londra e Broadway, una rilettura originale e contemporanea costruita per coinvolgere intensamente il pubblico in sala. Sotto la guida di Nicoletti, una compagnia di talenti provenienti da cinema e teatro, che ha tra i suoi protagonisti Violante Placido (Julia), Ninni Bruschetta (O’ Brien, uno dei leader più spietati del Partito molto somigliante a Steve Jobs) e Woody Neri (Smith).
La storia che Orwell scrive subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, nel 1948, è nota: in un distopico futuro il mondo è diviso in tre superstati in guerra fra loro – Oceania, Eurasia ed Estasia. L’Oceania, la cui capitale è Londra, è governata dal Grande Fratello, che tutto vede e tutto sa. I suoi occhi sono le telecamere che spiano di continuo nelle case, il suo braccio la psicopolizia che interviene al minimo sospetto. Niente, apparentemente, è proibito. Di fatto, tutto lo è. In questo scenario si muove il compagno Winston Smith, rivoluzionario nel momento in cui decide di scrivere un diario, quando si lega alla compagna Julia, quando entrambi mettono in discussione la verità del loro tempo.
La rilettura di Icke e Macmillan prende invece le mosse dall’appendice di 1984, quasi sempre trascurata, dove, leggendo tra le righe, si scopre che il partito del Grande Fratello è caduto prima dell’anno 2050, aprendo così uno spiraglio di speranza che incrina la portata pessimista di libro e spettacolo: in questa versione troviamo quindi un gruppo di storici che, nel 2050, scopre il diario del compagno 6709, Winston Smith, scritto appunto nel 1984.
Il lavoro di regia e dello staff creativo parte dalla dirompente contemporaneità del testo e dalla potente forza profetica del messaggio. Ecco, quindi, che nel tentativo di riportare questi caratteri direttamente sulla scena, quello a cui assiste lo spettatore è un live show, impattante, dall’estetica futuristica, dove Intelligenza Artificiale, social e onnipresenti cellulari la fanno da padroni, grazie anche all’uso di videoproiezioni, telecamere a circuito chiuso ed effetti speciali. Il passaggio dalla dittatura novecentesca del Partito alla tecnocrazia moderna sposta la scena dall’Oceania alla Silicon Valley, agli Apple Store, a Guantanamo o in Iraq, in un’epoca governata dalla deriva dell’hi-tech e dell’individualismo sociale – chi ci dice che il Grande Fratello stesso non sia un algoritmo?
Un tour de force teatrale a metà fra thriller, storia romantica, noir e spettacolarità, un progetto trasversale, di ampio respiro e fortemente ambizioso. Come una puntata di Black Mirror lunga 101 minuti, uno spettacolo da cui non si esce leggeri, un pugno allo stomaco che, in questo senso, è profondamente orwelliano: «non è tanto restare vivi, quanto restare umani, che è importante». (Spettacolo sconsigliato sotto i 14 anni).