In Hokuspokus, tutto è finto, ma niente è falso. Con questa dichiarazione, Familie Flöz crea un’illusione teatrale che mescola poesia e innovazione, atavismo ed esperienza, fisicità e magia. Lo spettacolo è un inno al trasformismo, alla musica, al colore e al costume, un omaggio al potere della maschera e della narrazione.
Il progetto nasce dal concetto di “creazione” e dalle storie che da sempre l’uomo si racconta sull’inizio del tutto. Come potrebbe cominciare una serata teatrale che parte dall’inizio dell’universo? E, soprattutto, come potrebbe finire? Le tenebre si fanno luce, il soffio divino dà vita alla coppia che si incontra nel giardino paradisiaco, e il destino li trascina presto su montagne russe emotive, affrontando i colpi della vita e della genitorialità.
La compagnia berlinese Familie Flöz espande la sua arte, rivelando anche gli attori dietro le maschere, che con musica, canto, filmati e rumori, danno vita alla storia. La compagnia gioca con i corpi delle figure, alternandosi tra la creazione e la narrazione, fino a che la storia non si racconta da sola.
Il titolo Hokuspokus gioca sull’origine della parola, una corruzione del latino “Hoc est enim corpus meum” (“Questo è il mio corpo”), o forse è solo un trucco. Il teatro diventa una scatola delle meraviglie, un luogo dove si celebra il gioco di verità e menzogna, dove la magia della finzione incanta e trasporta in un mondo di illusioni.