Il tanbur è uno strumento antico che ha assunto attraverso i secoli varie forme e suoni. La sua sonorità, a volte più secca, a volte più dolce, ha qualcosa di immateriale, di astratto e addirittura di ascetico, che lo rende adatto per la musica spirituale. Oggetto di venerazione in rituali e cerimonie di preghiera, è considerato uno strumento sacro per i seguaci del credo Yarsan e Ahl-e- Haqq, al punto che i musicisti sono soliti praticare l’abluzione prima di suonarlo e ne baciano la paletta al termine di ogni esecuzione. Ed è proprio assimilabile ad un rito, ad una preghiera mistica, la performance che andrà in scena il 18 settembre nel Salone Sansoviniano della Biblioteca Marciana e che vedrà protagonista il tanbur suonato da Mehdi Jalali, compositore e direttore d’orchestra iraniano classe ’80, fondatore di Yarava Music Group e protagonista di numerosi festival e workshop in Europa e nel mondo.
Un concerto incentrato sul mezzo espressivo del ‘maqam’, tipo di melodia e tecnica di improvvisazione su cui si fonda tutta la musica iraniana, con Jalali che presenta al pubblico Unfolding, preghiera rituale per solo tanbur in prima esecuzione assoluta su maqam di Khan-Amiri, Sahari, Chupi- Razbaari, Savar-Savar e Jelo-Shahi. Un progetto espressione tangibile di come il teatro musicale contemporaneo si evolva costantemente, rivisitando ed elaborando forme del passato capaci di ispirare culturalmente un presente come quello in cui viviamo che, piaccia o meno, vive una condizione di apertura e contaminazione tra linguaggi espressivi sempre più urgente, vitale, necessaria.
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