Paesaggi in evoluzione

Una performance di danza per il finissage di ALLUVIUM
di Mariachiara Marzari

Verso il finissage ALLUVIUM, la mostra che OGR ha pensato per Venezia e per Biennale Arte 2022, con gli artisti Ramin Haerizadeh, Rokni Haerizadeh e Hesam Rahmanian, che si conclude con una speciale performance di danza  in dialogo con le opere.

Ramin Haerizadeh, Rokni Haerizadeh e Hesam Rahmanian più che un collettivo sono delle relazioni in costante evoluzione. La casa che i tre condividono con i loro collaboratori è il perfetto esempio di come la loro pratica si sviluppi in un continuum, in cui i luoghi di vita e lavoro sono utilizzati per testare continuamente nuove idee, in relazione tra loro e con il mondo esterno: “i campi di negoziazione di interazione”, come definiscono le loro creazioni scultoree, seguono processi organici di crescita, interazione, rigenerazione e contaminazione.
La ricerca si muove a partire da oggetti per creare un vero e proprio paesaggio, mentale e fisico, fatto da immagini culturali e informazioni: RHH si comportano come raccoglitori che creano inedite possibili costellazioni, sommando oggetti a immagini, libri, film e opere d’arte, arrangiati in un ecosistema dal quale emergono nuove relazioni e narrazioni. In ogni mostra questo paesaggio, in cui vita e arte si dissolvono in un unicum assoluto, assume un temporaneo equilibrio, per poi essere potenzialmente rielaborato e modificato, con nuove formalizzazioni, graduali e costanti.
In ALLUVIUM, la mostra che OGR ha pensato per Venezia e per Biennale Arte 2022, curata da Samuele Piazza e ospitata nell’Atrio moderno del Complesso dell’Ospedaletto, il visitatore si trova immerso in un paesaggio creato da sculture sospese, in equilibrio e al contempo in movimento, che offrono una vera e propria coreografia di immagini provenienti dalle news, una traccia in cui RHH riscrivono l’attualità di un inedito presente, creando un nuovo immaginario alternativo.


Sovrapposizioni di immagini che vengono modificate, replicate e ridisegnate secondo nuovi assi geometrici. Le sculture sono composizioni di piatti di terracotta poste su strutture metalliche che nascono da una serie di movimenti e coreografie realizzate dagli artisti stessi a partire dalle loro ricerche sul minimalismo e grazie alla collaborazione con la danzatrice e coreografa Deborah Hay, usate per trasmettere informazioni al saldatore, Mohammed Rahis Mollah, con cui le sculture sono assemblate. Il processo di trasmissione non verbale di questi movimenti, tradotta negli equilibri instabili di queste ‘molecole’, offre l’occasione di dare continuità alla mostra attraverso un’azione performativa, proposta in occasione del finissage della mostra. Due danzatori, Francesca Ugolini e Andrea Dionisi, il 26 novembre, penultimo giorno di apertura della mostra, saranno impegnati a leggere le sculture come se fossero degli spartiti e a replicare il movimento in esse congelato. Nella loro reinterpretazione, i danzatori saranno ripresi in un video che fungerà da materiale coreografico per gli artisti per la realizzazione di nuove strutture metalliche, “repliche infedeli” dei lavori presenti in mostra, rivisitati dal corpo dei danzatori attraverso un loro personale dizionario di movimenti.
La performance, che rientra perfettamente nella pratica degli artisti, sancirà la chiusura di questo loro capitolo espositivo veneziano, esaltandone ancora una volta la loro visione di immanente evoluzione del concetto di arte.

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