Nell’architettura netta di Teatrino Grassi, proprio nel foyer dove le linee di Tadao Ando si intersecano formando uno spazio sospeso ma intensamente vivo, con il grigio cemento che diventa superficie pura, una piccola incredibile mostra offre un’immersione totale nell’editoria e nelle sue molteplici relazioni con l’arte contemporanea. How to put art in a book – un imbuto rosa attraverso cui le parole diventano grafica – è il nuovo progetto inedito offerto da Teatrino Grassi nella sua attività costante di indagine del campo allargato delle arti. La mostra, ideata da Leonardo Sonnoli e Irene Bacchi, che da anni curano l’immagine delle mostre di Palazzo Grassi e Punta della Dogana, con allestimento di Massimo Curzi, che si compone di una serie di display orizzontali posti uno accanto all’altro a creare un’unica linea visiva trasversale, è un incredibile percorso attraverso emblematiche edizioni d’arte e libri d’artista, in totale 52, selezionati dai due curatori e da alcune autorevoli personalità tra artisti, designer e curatori che nel proprio lavoro tengono in grande considerazione l’oggetto libro. Luca Massimo Barbero, Irma Boom, AA Bronson, Tony Brook, Salvatore Settis, Taryn Simon sono stati infatti invitati a proporre cinque volumi tra monografie, cataloghi di mostre o libri d’artista che considerano particolarmente significativi o originali. Le loro scelte saranno spiegate e motivate giovedì 9 e venerdì 10 novembre alle ore 18 in due incontri pubblici a Teatrino Grassi, in cui i partecipanti saranno in dialogo con Leonardo Sonnoli e Irene Bacchi, restituendo il racconto delle diverse soluzioni formali e concettuali che hanno condotto alla realizzazione di volumi rimasti nella storia e ancora oggi fonte di studio e osservazione.
How to put art in a book dimostra come, negli ultimi sessant’anni, i due mondi dell’arte e del design grafico si siano spesso incrociati e influenzati. «La mostra – spiegano i curatori – vuole riflettere su quali siano le possibili modalità per raccontare il lavoro degli artisti, usando l’oggetto libro. Generalmente la questione viene discussa tra chi disegna il libro, il designer, e chi vuole mostrare dei lavori d’arte, il curatore o l’artista o talvolta entrambi, di solito sotto la regia di un editore. Se nel mondo dell’arte viene individuato il 1960 come data ideale in cui il libro diventa uno degli strumenti espressivi dell’Informale freddo, possiamo osservare che nell’evoluzione del design grafico, negli stessi anni, si verifica un passaggio fondamentale dal grafico autore di derivazione cartellonistica al designer di sistemi grafici, coinvolto perciò nel disegnare un’identità per altri piuttosto che affermare la sua propria estetica».
Lo scopo di How to put art in a book è quello di suggerire alcune modalità originali di “mettere l’arte dentro a un libro” guardando a una serie di esempi illustri, senza costruire una cronologia precisa o una storia dell’editoria d’arte, ma fornendo suggestioni e riscoprendo talvolta dei capolavori. La selezione in mostra include volumi di diversa natura, non solamente libri d’artista, ma soprattutto cataloghi di mostra cioè strumenti che affiancano o sorpassano la reale fruizione dell’arte nello spazio espositivo. Sono tracce fondamentali che illuminano una strada sempre più definita, dove l’arte entra ed esce dalle pagine stesse, e in cui il libro o il catalogo diventano oggetto stesso del mostrare. Il percorso espositivo si articola in sezioni, ognuna delle quali racconta attraverso una copertina o una pagina interna un mondo di idee e di pensieri che sono alla base della ricerca artistica contemporanea, racchiudendo tutte le questioni vive dell’arte. Un piccola-grande mostra assolutamente da non perdere.
Immagine in evidenza: How to put art in a book, Teatrino di Palazzo Grassi. Ph. Matteo De Fina © Palazzo Grassi, Pinault Collection