Tutto è Uno

Michele Di Stefano e Amir ElSaffar insieme per "Maqam"
di Loris Casadei

Il gruppo mk di Michele di Stefano in scena al Teatro Goldoni con Maqam, innovativa creazione del coreografo già Leone d’Argento per la Biennale Danza nel 2014.

La rassegna Asteroide Amor, progetto di Fondazione di Venezia curato da Università Ca’ Foscari e Iuav in collaborazione con il Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale, alla sua seconda edizione si sta sempre più confermando punto di riferimento per la città di Venezia, suscitando l’entusiasmo della comunità universitaria e più in generale degli amanti del teatro del territorio. Spesso è occasione di assistere a eventi unici, talvolta irripetibili. È il caso di Maqam, ultima creazione del coreografo Michele Di Stefano, da anni alla guida del gruppo mk, attivo non solo nella creazione di spettacoli, ma impegnato anche in un’intensa attività didattica. Al centro del suo interesse, come la danza con i suoi movimenti possano creare una capacità percettiva amplificata verso gli altri corpi e l’ambiente. Ma con Maqam si spinge oltre. “Maqam” è un termine arabo dai significati molteplici, non solo una scala melodica, una tecnica di improvvisazione musicale che risale ai tempi del califfato abbaside (750–1517), ma anche una pratica spirituale sufi, volta a percorrere il lungo cammino per avvicinarsi a Dio.
Insieme a Michele Di Stefano, sul palco del Teatro Goldoni il 22 novembre, Amir ElSaffar, vocalist e strumenti a fiato, allievo di un grande maestro iracheno.
Michele, che ha un passato giovanile nella musica, cantante nella sfera punk e new wave negli anni ‘80, ci teneva a creare uno spettacolo ove danza e musica si incontrassero come fili di uno stesso tessuto.

Maqam, Michele Di Stefano, ph: Andrea Macchia

«Ogni singolo performer è una parte del tutto, la danza è di forte gestualità, ognuno porta però con sé una sensazione di collettività, di insieme. Il messaggio che volevo trasmettere è il movimento dalla solitudine alla moltitudine. Non entro negli aspetti più mistici della tecnica musicale di Amir, ho troppo rispetto, ma mi interessava rendere nella danza una forte empatia dei corpi, un approfondimento del sé in qualcosa di più complesso. Ho visto nel corpo dei danzatori una sorta di preghiera continua. Mi accontento di essere complice di qualcosa più grande di me».
Michele ha conosciuto Amir tramite Bianchi Hoesch Lorenzo, compositore e progettista del suono, con il quale collabora dal 2006 (per chi volesse sentirlo, il 19 novembre a Romaeuropa Festival presenta Radicants con Ballaké Sissoko). Tutti artisti  ben conosciuti nella Venezia della Biennale, Michele Di Stefano in particolare ha ricevuto il Leone d’Argento per l’innovazione nella danza nel 2014.
Attenzione, serata da non perdere anche perché, come ci racconta ancora Michele: «Amir è diventato una autentica star del jazz internazionale, vive negli Stati Uniti ed averlo in Europa è sempre più difficile». Occasione dunque, dicevamo, forse irripetibile.

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