C’è un momento di straordinaria intensità ne La voglia matta in cui il film deraglia dal tono di commedia leggera, informato dal contrasto generazionale tra l’industriale di laminati plastici Berlinghieri (splendidamente interpretato da un Tognazzi sempre sobrio, misurato, che non si concede mai una smorfia) e un gruppo di giovani brillanti esponenti della gioventù bruciata secondo l’immagine che ne avevano allora i matusa, i padri cioè, in uno più amaro, quasi tragico, mano a mano che Tognazzi si immerge in una passione senile (a quei tempi un quarantenne era considerato un vecchio…) per Francesca, interpretata da Catherine Spaak.
La scena è quella del ballo sulle note di Sassi di Gino Paoli: i primissimi piani usati da Salce sui volti dei giovani e su quello della Spaak e Tognazzi, allacciati nell’ennesimo, inutile tentativo di trovare un punto di contatto tra l’irrequietezza adolescenziale di lei e la fragile maschera di efficienza e pragmatismo di lui messa in crisi dal suo innamoramento, segnano un momento di grande emozione e di verità filmica. Qui Salce rivela la doppia natura del consumo: tutto l’immaginario consumistico del boom italiano e della sua volontà di potenza in questa scena sembrano consegnarsi al nulla, rivelandosi nella loro nudità come un pezzo di storia destinato appunto a consumarsi, come consumati sono i sassi cantati da Paoli. E il film si trasforma da commedia a riflessione amara sul tempo perduto e sull’impossibilità dell’amore.
Perdoniamo volentieri a Salce certe cadute, certi squilibri nella rappresentazione un po’ troppo scolastica dei giovani, molto più sciroccati che inquieti, proprio perché il cuore del film non sta nel banalizzante rapporto tra matusa e capelloni, ma da tutt’altra parte: nella via crucis dell’ingegner Berlinghieri dalla scintillante immagine iniziale a quella di uomo ferito che accetta l’ umiliazione per realizzare il suo sogno, quello di andare contro la storia del suo tempo e legare a sé una giovane donna che ama. Un piccolo Aschenbach padano.
Nel ’62 in tre film (gli altri due sono Diciottenni al sole e Il sorpasso), Catherine Spaak scolpisce l’immagine che le rimarrà sempre impressa addosso, quella dell’adolescente irrequieta oggetto del desiderio dell’Italia del boom. Salce dirige un...