Torna alla Mostra per l’undicesimo anno consecutivo il Green Drop Award, il premio che Green Cross – l’organizzazione fondata oltre trent’anni fa dal premio Nobel Mikhail Gorbaciov e introdotta in Italia da un altro Nobel, Rita Levi Montalcini – assegna al film, tra quelli in gara nella selezione ufficiale del Festival, che meglio interpreta i valori dell’ecologia, dello sviluppo sostenibile e della cooperazione fra i popoli. Il 9 settembre alle ore 10 all’Italian Pavilion sarà annunciato il film vincitore dell’edizione 2022 e sarà consegnata la Goccia “speciale”, in collaborazione con ENEA – Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, a Siccità di Paolo Virzì. L’edizione 2022 è realizzata in partenariato con Sardegna Film Commission, ANEC, Settimana del Pianeta Terra, Centro internazionale del fumetto di Cagliari. Abbiamo incontrato il direttore di Green Drop Award, Marco Gisotti.
Il Green Drop Award 2022 a Siccità di Paolo Virzì: come questo film restituisce le tematiche promosse dal Premio?
Siccità, pur non essendo in competizione, è il film che rappresenta per svariate ragioni l’Italia di oggi e soprattutto le paure dei giovani verso il futuro. Si tratta di uno di quei film che porta con sé, anche solo nel titolo e in quelle inquadrature aree del Tevere in secca, tutto l’allarme sulla crisi ecologica, che in Virzì non è solo indirizzata alla natura, ma assume una connotazione sociale, mettendo in scena i conflitti umani che potrebbero sorgere. Una siccità morale oltre che fisica. Senza invadere il campo della fantascienza e senza essere aperta parodia, la sensazione è che Virzì interpreti alla sua maniera l’incombente paura del futuro. Che poi tanto incombente non è: il Po in secca e il Tevere sotto il livello di guardia di questa estate non erano certo finzione cinematografica.
11 anni di mostra e moltissimi film visionati e analizzati con la lente ambientalista. Il Premio come e quanto ha contribuito ad accrescere la sensibilità e l’attenzione da parte dei registi, ma più in generale del comparto cinema tutto, verso le tematiche della sostenibilità?
Nel corso di questa Mostra abbiamo organizzato una tavola rotonda con l’intera filiera cinema, dalla scrittura alle produzioni fino ai festival e alle sale cinematografiche. Ne è emerso un quadro interessantissimo e molto dinamico. Potrei dire che non c’è operatore o artista che oggi non si ponga il problema di quella che chiamiamo transizione ecologica. E proprio perché sono 11 anni che siamo qui mi sento di poter dire che non si tratta di una moda, ma di una sensibilità che è andata progressivamente crescendo e credo che nei prossimi anni vedremo opere sempre più orientate all’ecologia. Nel nostro piccolo crediamo di aver dato un nostro significativo contributo a riguardo.
L’omaggio a Mikhail Gorbaciov. Come la sua lezione in questo campo si è rivelata influente a livello internazionale per accrescere la sensibilità ambientale?
Mikhail Gorbaciov è stato molte cose, ma soprattutto un sognatore. Solo chi sa sognare può immaginare un futuro diverso. Lui lo ha fatto. E non è un caso che un grande regista come Wenders lo abbia voluto omaggiare ai tempi di Così vicino, così lontano. «Ho un sogno: una “perestrojka” della sostenibilità per rivoluzionare il modo in cui le persone danno valore alla vita, alla propria, a quella dei loro figli e a quella dell’unico pianeta che condividiamo. Che il Green Drop Award possa stimolare ogni regista, sceneggiatore e attore ad essere portavoce di un messaggio di cambiamento per il futuro sostenibile di tutta l’Umanità». Con queste parole nel 2012 ci diede la sua “benedizione” ed è nel segno del suo ottimismo, quello della ragione, che oggi più che mai occorre andare avanti.
Un futuro senz’acqua: quant’è remota una simile calamità, in conseguenza del cambiamento climatico e dell’emergenza sociale degli ultimi anni? La pellicola ipotizza uno scenario apocalittico, irreversibile, non così improbabile. Come una piaga biblica, la siccità si ...