La mia intenzione era tutt’altro che quella di costruire un contenitore di nicchia autoreferenziale, al servizio esclusivo di cinefili accaniti o di appassionati alla ricerca delle ultime sperimentazioni. Naturalmente è stata concepita come uno spazio meno condizionato dai canoni di un grande festival, più libero, aperto. E proprio questo ha permesso alla sezione di essere inclusiva, crescendo ai bordi di più confini. Quando abbiamo deciso di far nascere Orizzonti, l’ambizione era quella di allestire due Concorsi che fossero due facce della stessa medaglia. In alcune occasioni è stato complicato convincere il regista affermato a collocarsi in quella che veniva a torto considerata una serie B della rassegna, soprattutto nei primi anni. Ma poi, progressivamente, questa diffidenza si è sbriciolata alla luce dei risultati che la sezione è stata capace di conseguire, dimostrando di potersi saldamente reggere sulle proprie gambe, anzi, di essere caratterizzata da un dinamismo capace di accogliere al proprio interno le opere più disparate. Direi che è precisamente questa la sua cifra identitaria prima.