L’epopea di una donna

Il classico di Carlo di Palma restaurato da CSC - Cineteca Nazionale
di F.D.S.
  • martedì, 6 settembre 2022

Come scrive Masolino d’Amico nel suo libro sul cinema comico dal 1945 al 1975, negli anni ‘70 la commedia italiana entra nella sua fase di declino. Declino causato non solo dalla concorrenza dei film ‘boccacceschi’ con Laura Antonelli e dei film di Lina Wertmüller, ma anche da un più profondo cambiamento del sentire comune, che porta il genere ad accogliere i segni del disagio sociale e politico di allora. Teresa la ladra è emblematico di questo processo di slittamento, perché un soggetto tipicamente da commedia italiana – l’epopea, dall’Italia dell’Impero fino agli anni ‘70, di una donna che, nata da una famiglia del proletariato contadino, si ingegna a sopravvivere eccellendo nell’arte del borseggio nei cinema e nei tram, sempre mantenendo intatta la sua ingenua visione del mondo che non viene scalfita nemmeno da lunghe permanenze in prigione e anche nel manicomio giudiziario – vede fare proprie, man mano che il film si sviluppa, istanze di forte denunzia degli istituti detentivi, in maniera particolare del manicomio, che viene descritto con sguardo molto crudo e inquietante. Sul registro comico si innesta quindi un tono drammatico che non riesce però a condannare compiutamente né il carcere né il manicomio, perché non se ne analizzano le cause che li rendono strumenti del controllo sociale. Per cui il film si porta dietro questo doppio registro un po’ irrisolto, che forse nasce proprio dagli sceneggiatori, ove alla rodata coppia Age&Scarpelli si aggiunge Dacia Maraini, autrice del romanzo da cui il film è tratto.

TERESA LA LADRA

Con la sceneggiatura di Age, Scarpelli e Dacia Maraini (da un cui romanzo è stata tratta), il film oscilla tra i bagliori della fase matura della commedia italiana e il cinema di denuncia, con la descrizione molto cruda e realistica delle condizioni dei matrimoni criminali ne...

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