Lajeunesse/Raphaël

di Riccardo Triolo
  • lunedì, 5 settembre 2022

TEMPO/INQUADRATURA/MONTAGGIO
Space Explorers: The ISS Experience è una serie canadese prodotta in collaborazione con la NASA e vincitrice nel 2021 di un Emmy Award. Per la realizzazione sono state utilizzate telecamere con obiettivi a 360° progettate per filmare in assenza di gravità. Per la prima volta lo spettatore ha l’impressione di trovarsi in una Stazione Spaziale immersa nella vastità dell’Universo, osservando i pianeti (il nostro compreso) da una posizione privilegiata ed inedita. Il risultato è strabiliante.
Non c’è dubbio: le produzioni video a 360° si sono molto evolute e il loro linguaggio è ormai familiare al grande pubblico. Vale la pena però ricordare che questo linguaggio è tutt’altro che nuovo. Ha almeno l’età del cinema. Prendiamo ad esempio la nozione di ‘inquadratura’. Evidente in Space Explorers il ritorno alla funzione originaria dell’inquadratura, al suo carattere analitico-documentario: l’inquadratura è cioè nè più nè meno che la riproduzione di un frammento spazio-temporale di realtà. Una riproduzione intrinsecamente tridimensionale (come la realtà che cattura), per quanto ospitata su supporto bidimensionale. Cosa succede quando invece si rompe il vincolo della bidimensionalità? E come si innesca il dispositivo narrativo, che nel cinema è costituito dal montaggio, se l’inquadratura perde i propri confini?
Interessante quanto la resa stilistica di opere come questa si risolva nella giustapposizione di precipitati di spazio-tempo (piani sequenza a 360°) in cui la narrazione è quasi azzerata e il montaggio è tutto interno, per lo più determinato dall’orientamento dello sguardo dello spettatore che, ancorato in un luogo preciso della scena panottica, assiste inerme ad azioni di cui sente però il peso, la pressione del tempo, unica variabile “gravitazionale” attiva in questo dispositivo narrativo-documentario. Non c’è Tarkovskij dietro la macchina da presa, certo. Tarkovskij che sosteneva come il ritmo del film dipenda dal carattere del tempo che scorre all’interno dell’inquadratura, dalla tensione interna a ciascun brano prima che dal montaggio. In questo tipo di esperienze a 360° vive – in nuce – molto del suo pensiero sul tempo, sul montaggio e sullo spazio. E forse, molto altro. Attendiamo un autore che faccia tesoro degli insegnamenti di Tarkovskij raccontandoci la sua versione delle cose, reinventando le regole di questo mezzo straordinario – nipote del cinema –, qui adoperato con una maturità tecnica senza precedenti.

SPACE EXPLORERS: THE ISS EXPERIENCE – SPACEWALKERS
FUORI CONCORSO
di Félix Lajeunesse, Paul Raphaël
(Canada, 10’)

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