L’Italia del ‘57 era un Paese che si stava ricostruendo sulle macerie del dopoguerra. Era un’Italia piena di speranze in un futuro migliore, l’Italia delle vacanze in 1100 con le valigie sopra il tetto dell’auto raccontata dai film in bianco e nero di Vittorio De Sica e Totò, ma anche l’Italia della crescita inarrestabile della Fiat. E gli italiani sognavano anche sulle strade dei loro paesi, vedendo sfrecciare le fantastiche auto da corsa in quella che è stata la più folle gara automobilistica di tutti i tempi. Forse equiparabile alla Temporada argentina, altrettanto pazzesca ma in circuito, o alla 24 ore di Le Mans, sempre su pista.
È l’estate del 1957. Dietro lo spettacolo della Formula 1, l’ex pilota Enzo Ferrari è in crisi. Il fallimento incombe sull’azienda che lui e sua moglie Laura hanno costruito da zero, dieci anni prima. Il loro matrimonio si incrina con la perdita del loro unico figlio, ...
Solo da noi, nel lontano 1926, venne ideata la follia di correre 1600 km su strade urbane in mezzo alla gente. Fino a quel maledetto 12 maggio del ’57, quando il bolide rosso sangue del marchese de Portago, uno dei cavalieri dell’Apocalisse di Enzo Ferrari, spicca il volo alla soglia del traguardo (la corsa poi fu vinta dal mitico Piero Taruffi) ricadendo sulla gente che aspettava festosamente il passaggio delle auto, uccidendo nove persone. Fu la fine definitiva della corsa più pazza di tutti i tempi e l’inizio di una serie di sciagure che colpirono Enzo Ferrari e le sue auto negli anni a venire, quando uno a uno perse molti dei suoi campioni.
Immagine in evidenza: Ferrari, official still © Eros Hoagland