Marion Burger & Ilan Cohen

by Riccardo Triolo
  • domenica, 3 settembre 2023

Tra le correnti che si possono già rintracciare all’interno delle produzioni immersive, in particolare nelle esperienze VR, possiamo ritrovarne due tendenzialmente opposte: una tende al massimo fotorealismo; l’altra punta all’evidenza della finzione. La prima può tendere verso un’estetica “trasparente”, per usare il gergo tecnico del cinema: può nascondere, celare, dissimulare ogni artificiosità ed enfatizzare al contrario l’impressione di realtà, puntando proprio sulla mimesi, un po’ come il cinema hollywoodiano degli Studios, il cui linguaggio guardava appunto alla trasparenza, a nascondere ogni artificiosità in nome di una visione il più possibile confortevole.
La seconda invece tende a sottolineare l’artificiosità del linguaggio, della CGI, della tridimensionalità, dell’immersività stessa, per portare lo spettatore a un certo livello di straniamento e distacco anche attraverso il ricorso al metalinguaggio, generando così la consapevolezza dell’artificio espressivo in nome di un posizionamento più critico. Nelle arti immersive si profila la stessa dualità ed Empereur pende decisamente verso la seconda corrente, antirealistica e metalinguistica. Di qui il ricorso a un’estetica “da disegno a matita” e la tematizzazione del ruolo del fruitore, che qui esprime anche un punto di vista interno al racconto. Siamo infatti nei panni del padre della protagonista, affetto da afasia. Questa condizione che impedisce l’uso della parola e ricorda quindi la dimensione solipsistica in cui è immerso il fruitore VR – testimone oculare per lo più muto, come in un sogno – dà l’opportunità ai creativi Marion Burger e Ilan Cohen di giocare con la funzione spettatoriale e declinarla secondo uno dei tanti motivi ricorrenti delle opere immersive: il ricordo, la rievocazione del vissuto in chiave onirico-visionaria secondo un punto di vista soggettivo, che in quanto fruitori siamo chiamati a incarnare.
Il tentativo è interessante e fertile, in questo come in altri pezzi VR, e testimonia una delle inclinazioni più naturali di queste nuove forme espressive che stanno lentamente prendendo coscienza, man mano che si producono, dei processi di significazione che esse stesse generano.

EMPEREUR (EMPEROR)
CONCORSO
di Marion Burger & Ilan Cohen
(Francia, Germania, 40’)

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