Due gallerie con grandi vetrine in Calle dello Spezier, tra Campo Santo Stefano e Campo San Maurizio, due white cube simmetrici in dialogo tra loro: Bel-Air Fine Art, nota galleria della città, ha acquisito da qualche mese lo spazio espositivo proprio di fronte alla prima storica sede, creando di fatto un art district dalla forza dirompente, dove il contemporaneo strizza l’occhio ai linguaggi iper-realisti e patinati della moda e della strada, coloratissimi e urban, appunto molto contemporanei. Una nuova dimensione del mostrare, dunque, una galleria ‘diffusa’, che Bel-Air il 23 e il 24 settembre vuole aprire a un nuovo format. Non una mostra, non una inaugurazione, ma un semplice e forse proprio per questo assolutamente originale invito a visitare la galleria guidati da tre importanti artisti internazionali. I protagonisti di questo primo appuntamento non potevano che essere tre artisti accomunati, pur negli esiti creativi diversi, da uno stesso spirito pop, cifra identitaria propria di Bel-Air: Fred Allard, Patrick Rubinstein e Paul Sibuet.
Iconoclasta e senza tempo, nel suo atelier nizzardo dove lavora insieme alla famiglia, Fred Allard (1968, Nizza) coniuga l’artigianato e la lavorazione manuale rivisitando la tecnica dell’inclusione. Le sue Shopping Bags sono un’ondata di chic poetico e carismatico impossibile da duplicare, sculture che ‘congelano’ i codici della strada e del lusso, cristallizzati a mano all’interno di un materiale traslucido, dai colori accesi e vibranti. Simboli della società di consumo, effimeri nella loro essenza, diventano eterni. Il gesto espressivo venato di estetica punk di Fred Allard segna la sincerità del suo lavoro che è una continua ricerca di equilibrio, tra contenitore e contenuto, tra superficie e profondità, tra apparenza e interiorità.
Ispirato fin dalla giovinezza dal rock britannico, dal cinema e dalla Pop Art americana, Patrick Rubinstein (Parigi, 1960) è influenzato dai maestri dell’Arte Ottica, primo fra tutti Yaacov Agam e il suo ‘piegare’ le immagini a fisarmonica per dar vita a composizioni geometriche attraverso l’impressione del movimento. Cresciuto in una famiglia che lo sensibilizza all’arte, inizia a vendere le sue prime opere a soli diciotto anni, arrivando a perfezionare la sua tecnica e il suo linguaggio artistico fino al riconoscimento a livello internazionale. Sempre in equilibrio tra passato e presente, cesella le sue opere come un orafo dando vita a lavori futuristici e all’avanguardia, tra Optical, Pop e Street Art.
Paul Sibuet (1986, Lione) esplora le percezioni degli oggetti e dei volumi, struttura forme, colori e materiali, sospendendo il movimento in un ordine non strutturato. Nelle sue ‘installazioni’, produzioni monocrome e figurative, l’artista si prende gioco della fisica, dando vita a movimento e spazio. Sottile dosaggio estetico, sensuale e d’impatto che regala una realtà onirica. Riflettendo sui codici passati e futuri, tra foglie d’oro, marmi e trompe-l’œil, con un abile gioco di luci e ombre, maneggia con diletto e impertinenza la sua concezione dialettica del vizio e del candore. Attraverso le sue creazioni, Sibuet trasmette un sentimento di profonda libertà, quasi anonima, un universo vicino sempre all’estremo del reale e dell’ignoto.