In Francia la storia del cafè-concert fu assai tormentata, tra divieti e resurrezioni, per tutto il XIX secolo, tanto da tracimare anche nel nostro Paese nella gaudente Napoli dell’epoca e, più in sordina, nella Roma della Belle Époque. Commediante e chanteuse, Émeline Bayart ama profondamente le canzoni che parlano di passione, di libertinaggio e di amore crudele; di uomini e di donne che si annoiano, si tradiscono e si struggono. Storie tristi, che l’artista rende esilaranti grazie alle proprie innate capacità istrioniche. Accompagnata da Manuel Peskine al pianoforte, la Bayart attinge al repertorio del café-concert e delle chanteuses de caractère senza cercare di imitarle, anzi reinterpretandone i cavalli di battaglia in maniera del tutto originale. Mantiene la linea melodica per meglio rielaborarla mediante la parola o un cambiamento della tessitura vocale, passando dalla voce di testa alla voce di petto, dal canto al parlato, dal grido al sussurro.