Clitennestra vive per vendicare la morte della figlia, Ifigenia, sacrificata dal padre Agamennone agli dei. La sua vendetta ne innescherà un’altra, e a compierla su di lei saranno i figli Elettra e Oreste. L’adattamento di Roberto Andò de La casa dei nomi di Colm Tóibín pone l’accento sugli aspetti profondamente umani della regina vendicatrice e assassina. Interpretata da Isabella Ragonese, Clitennestra rimane la rancorosa regina del mito, ma è anche una donna alle prese con la gestione modernamente complessa del potere e con un amante, Egisto, su cui modulare desiderio e controllo.
Tóibín, che in ogni suo libro dà voce ad una drammaturgia della sofferenza e della perdita, valorizza il silenzio che si crea attorno al dolore, alla vita di donne sole che portano con sé il peso di un trauma. Astenendosi da qualsiasi giudizio, accoglie la potenza emotiva che scaturisce dal personaggio e ne esplora le azioni confrontandole con le parole che adopera per far luce nel buio della sua interiorità danneggiata. Ne nasce un teatro di ombre, di voci, di fantasmi, che si muove dentro e fuori: dentro tra i labirinti della mente, fuori in un luogo senza tempo dove vivi e morti dialogano senza tregua.