Perché non si vede mai la moglie del signor Ponza, nuovo segretario della Prefettura appena trasferitosi in una città di provincia insieme a quella che sembra essere sua suocera, la signora Frola? Chi è, questa donna che non esce mai di casa? È davvero la figlia della signora Frola, che il marito tiene segregata perché è pazzo? Oppure quella donna è morta tra le macerie di un terremoto e la moglie del segretario è tutt’altra persona, ma la madre non si rassegna alla perdita? Il mistero manda in crisi la piccola comunità pettegola, che messa di fronte a una situazione che non riesce a definire in modo univoco avvia un’indagine che diventa il motore del testo.
Un po’ come in un poliziesco, andando però alla ricerca non dell’assassino ma del pazzo. È Ponza? O la signora Frola? Ve lo diciamo già, ché tanto con Pirandello non siamo a rischio di spoiler: possedere la verità oggettiva è solo una pia illusione, e il confine tra follia e saggezza è estremamente labile.
L’allestimento scelto dal regista Geppy Gleijeses, che ha coinvolto due grandi artisti contemporanei come il musicista Teho Teardo e il videoartista Michelangelo Bastiani, evoca un senso d’inquietudine e mistero perfettamente in linea con lo spirito del testo, crea un ambiente rarefatto in cui i personaggi si muovono come figure evanescenti, pronte a dissolversi nel nulla, in un effimero gioco di specchi e riflessi.
I personaggi dello spettacolo, prima di entrare in scena in carne e ossa, appaiono agli spettatori come ologrammi tridimensionali di donnine e omini alti 50 centimetri, piccoli perché piccola è la loro visione delle cose, mentre inutilmente si affannano per scoprire una verità che non esiste. Il trio di attori protagonisti, Milena Vukotic (Signora Frola), Gianluca Ferrato (Signor Ponza) e Pino Micol (Laudisi, l’alter ego di Pirandello in scena) è a dir poco strepitoso.