Georg Vogel è un jazzista viennese di grande innovazione: l’album uscito nel 2020 dal titolo Between a rock and a hard place, che lo vede suonare il piano in un trio chiamato Tree, rappresenta sicuramente l’ultima wave in ambito jazz, in cui i singoli temi di ogni composizione servono solo a costruire un frame in cui poi il processo di improvvisazione e di interplay tra i musicisti diventa l’elemento essenziale. Ma Vogel ha anche una sorta di ossessione per sistemi temperati (quella convenzione occidentale per cui le note della scala musicale sono dodici con intervalli di un semitono tra l’una e l’altra) alternativi, come quello ideato nel 1500 da Gioseffo Zarlino, il più grande teorico musicale del Rinascimento e maestro di cappella a San Marco. E Vogel è anche un artigiano, perché costruisce il Claviton, uno strumento a tastiera che, in omaggio alle teorie dello Zarlino, ha 31 toni per ottava. I tasti neri sono suddivisi in quattro sezioni, ciascuna corrispondente ad un quarto di tono del sistema temperato in vigore nell’Occidente. Ascoltate dunque l’8 ottobre alle Tese dei Soppalchi questa musica suonata da Vogel col suo Claviton, così vicina e così lontana alle nostre orecchie, così familiare eppure così inafferrabile, e pensate a cosa sarebbe stata la musica occidentale se il sistema temperato di Gioseffo Zarlino avesse prevalso…