Cosa fanno i confini?
Questa è la domanda che apre il libro Against Borders. The Case for Abolition di Gracie Mae Bradley e Luke De Noronha, un saggio-manifesto che esplora le implicazioni dei confini e propone la loro abolizione. Le tesi del libro hanno ispirato il workshop I Come from Outside of Myself di Ludovica Carbotta, con la collaborazione di Vittoria Martini e Jacopo Tomassini.
I Come From Outside of Myself (2022-in corso) è anche il titolo dell’installazione di Carbotta attualmente in mostra presso Scuola Piccola Zattere. Il progetto ha preso avvio quando all’artista è stato chiesto di immaginare un padiglione ideale che rappresentasse l’Europa all’interno di manifestazioni internazionali. Carbotta avvia una riflessione sulla mutevolezza dei confini europei, porosi per la circolazione di merci e persone al loro interno e, invece, rigidi per chi ne è fuori. L’artista non propone la costruzione di un edificio permanente che contenga opere e persone, ma uno spazio potenziale, che possa essere “contenuto”: un’architettura mobile, capace di passare di mano in mano, di Paese in Paese. I padiglioni-modello diventano così amuleti e veicoli per aprire un campo di indagine su confini, diritti e libertà di movimento.
Giovedì 20 marzo alle 18.30, la scrittrice e attivista Gracie Mae Bradley terrà una lecture pubblica su Against Borders. Il libro sviluppa una critica approfondita dei regimi di confine contemporanei, individuando al contempo aperture critiche per futuri alternativi. Le frontiere non solo separano lavoratori e famiglie, ma alimentano le divisioni razziali, rafforzano le disparità e favoriscono lo sviluppo delle tecnologie di sorveglianza e controllo. Nella pubblicazione, Bradley e de Noronha ricordano che i confini non sono solo quelli fisici che separano le nazioni, ma sono ovunque e li incontriamo ogni giorno: ci seguono e si mettono tra noi e gli altri per danneggiare sicurezza, libertà e prosperità collettive.
A seguire, sarà proiettato Monowe (2024), il primo lungometraggio di Ludovica Carbotta. Il film racconta la storia di una città immaginaria, abitata da un’unica persona. La città è composta da una casa, un museo, una torre di guardia e un tribunale, dove il cittadino solitario ricopre tutti i ruoli: giudice, imputato, avvocato e testimone di un processo che emerge dai suoi ricordi. Il film esplora le diverse fasi della città, il suo passato catastrofico e le possibilità di una sopravvivenza futura.