«Abbiamo cantato questa città, questa grande città, che va da Pellestrina a Fusina a Marcon, questa grande città tormentata, complessa e stupenda. E abbiamo fatto canzoni come si fanno i vetri di Murano, come si fanno i risotti di cappe, come si fa una gondola, una forcola. Siamo stati, siamo e vogliamo essere ancora servitori di questa storia, di questa grande umanità che è Venezia», così diceva il cantautore Alberto D’Amico.
Il docu/video L’erba matta presentato al Teatro Kolbe racconta la storia di questo grande artista, vera e propria icona della musica d’autore veneziana dalla metà degli anni ‘60 in poi. Grazie alle sue canzoni di protesta, socialità e amore, oggi ci ritroviamo tra le mani un importante patrimonio fatto di storia, cultura e poesia. Una pellicola confezionata partendo dalle riprese girate al CZ della Giudecca, il 1° maggio di un anno fa, in occasione del concerto a lui dedicato in collaborazione con il Festival delle Arti e aggiungendo materiale di repertorio trovato per la maggior parte in rete, oltre ad alcune chicche donate da Virgilio Biscaro, esperto in rarità musicali, Gualtiero Bertelli e da Monica Giori. Un lavoro praticamente autoprodotto, che rappresenta al meglio, perlomeno fino ad oggi, le tante anime che caratterizzavano D’Amico. Un percorso passato dalla fondamentale e preziosa esperienza con il Canzoniere Popolare Veneto, insieme a Luisa Ronchini e allo stesso Bertelli, alla conseguente e cospicua produzione solista degli anni ‘70 e ‘80, periodo nel quale ha scritto brani indimenticabili che sono entrati nel cuore della gente, fino ad arrivare al contesto cubano, dove ha trascorso una parte importante della propria vita.