Poco interessa la Medea di Euripide, che dopo aver ucciso il fratello, per vendicarsi del tradimento di Giasone, uccide anche i figli nati dalla loro unione. Né la strega raccontata da Seneca, né l’amante tradita di Corneille. Milo Rau trascura anche la rivalutazione tarda di Christa Wolf, di Medea donna sacrificata di un universo maschilista, di Alvaro che la vede vittima del razzismo o quella di Pasolini, che la colloca al centro dello scontro tra civiltà rurale, la Colchide, e l’avvento di un nuovo mondo cittadino, la civile Tessaglia. Qui la voce è data ai ragazzini, che discutono delle loro famiglie, delle loro passioni e fanno le prime riflessioni sulla morte che li sfiora intorno.