Scritta nel 1761 e presentata al Teatro San Luca di Venezia l’anno successivo, Sior Todero Brontolòn è una delle commedie più amare di Goldoni. Il protagonista, Todero, è un uomo avaro, imperioso, e ostile, tanto con la servitù quanto con la propria famiglia. La sua figura, lontana dal bonario rustego veneziano, incarna il malcontento e la diffidenza verso tutto e tutti, risultando, a prima vista, difficilmente simpatica. Tuttavia, la magistrale scrittura di Goldoni ha reso questo personaggio un’icona del teatro, tanto che l’opera è stata rappresentata con successo per decenni, attirando i migliori attori, tra cui Cesco Baseggio, Giulio Bosetti e Gastone Moschin.
Questa nuova produzione, con la regia di Paolo Valerio e l’interpretazione di Franco Branciaroli, offre al pubblico una rilettura contemporanea di questo classico. Dopo aver impressionato con la sua interpretazione di Shylock nel Mercante di Venezia, Branciaroli porta sul palcoscenico una versione inedita e sorprendente del brontolòn goldoniano. Nonostante il protagonismo di un personaggio tanto negativo, Sior Todero Brontolòn rivela, attraverso le sue dinamiche, la forza del mondo femminile, che si erge come l’unica speranza di salvezza. La coraggiosa nuora di Todero e l’intelligente vedova Fortunata, alleate contro l’avarizia e l’ingiustizia, intervengono per salvare la giovane Zanetta da un matrimonio imposto, restituendole l’amore genuino. In un’epoca in cui il concetto di patriarcato continua a dominare le cronache, Goldoni intesse una riflessione che, pur nella gioia della risoluzione, porta con sé una sottile inquietudine. Con la sua profonda attualità, Sior Todero Brontolòn conserva il suo valore storico, ma continua a sollevare interrogativi sulla natura dei rapporti familiari e sul potere delle dinamiche sociali.