Sassofono, clarinetto, flauto, chitarra, tastiere. Il newyorkese John Zorn, classe 1953, ha legato a doppio filo la sua esistenza al linguaggio musicale contemporaneo, impegnandosi in una miriade di progetti al fianco di nomi-cardine del panorama mondiale come Bill Frisell, Fred Frith e Joey Baron, riuniti nel progetto d’avanguardia Naked City. Forse non tutti sanno come l’organo sia stato in realtà il suo primo strumento, legittimandone la collocazione in una sezione decisa a scandagliare le potenzialità acustiche di uno strumento che ha fatto la storia di Venezia. I concerti della serie The Hermetic Organ hanno colto di sorpresa anche i fan più incalliti: iniziati nel 2011, si svolgevano spesso a tarda notte e a ingresso libero, in chiese sparse in giro per il mondo, a uso e consumo delle orecchie più voraci e delle menti più insonni. Del tutto incatalogabili, si tratta di concerti che riescono a farsi portatori di tutto lo spettro acustico che ha caratterizzato la carriera del musicista americano, semplicemente incapace di conformarsi a qualcosa di già ascoltato, già suonato.