Il film The Host and the Cloud di Pierre Huyghe presenta scene piene di straniamento e inquietudine, ambientate negli spazi di un museo etnografico abbandonato, collocato in un giardino zoologico. Un gruppo di persone, che sembrano far parte del personale del museo, circola all’interno della struttura sottoposto a stimoli esterni e a situazioni che si manifestano in modo casuale, fugace, talvolta simultaneamente in tutto l’edificio. Questi nuovi impiegati (guardia, addetto alle pulizie, direttore, archivista) sono operatori che eseguono una semplice serie di operazioni: imitare, ripetere o modificare le situazioni che possono incontrare. È un contesto condizionato in cui non è prevista nessuna sceneggiatura, è un processo che emerge e si sviluppa in modo imprevedibile. The Host and the Cloud (2h 1’30”) è un rituale di separazione, un viaggio nella mente di un soggetto assente, dove l’avatar del misterioso host è rappresentato da un coniglio bianco animato in 3D che vaga nel film ed è presente come una traccia invisibile nel corso dell’esperimento.